bushiano
s. m. e agg. Chi o che sostiene le posizioni politiche di George W. Bush. ◆ Nella crisi dei rapporti atlantici, [Colin] Powell ha fatto e fa da ponte. È un ruolo cruciale che nessun altro bushiano è in grado né ha la volontà di svolgere. (Ennio Caretto, Corriere della sera, 5 agosto 2003, p. 10, Esteri) • [Romano] Prodi sempre più zapaterista, [Silvio] Berlusconi sempre più bushiano. Sull’Iraq lo scontro si sta rinfuocando, e non è difficile immaginare che di qui alle Europee diventerà sempre più violento. La parentesi di «unità nazionale» legata alla vicenda degli ostaggi, che ha visto nascere la sana ma caduca tregua tra i poli, sta per finire e tutto lascia pensare che maggioranza e opposizione radicalizzeranno le posizioni. (Claudio Rizza, Messaggero, 20 aprile 2004, p. 1, Prima pagina) • Con la tiepida eccezione di Hillary [Clinton], i democratici non considerano la minaccia fondamentalista del jihad islamico un problema epocale o, perlomeno, preferiscono non parlarne apertamente, anche perché le loro ricette suonerebbero troppo simili alle parole d’ordine bushiane. [John] Edwards dei tre è l’unico che contesta l’ideologia stessa della guerra al terrorismo, secondo lui non esiste ed è un’invenzione dei neoconservatori e dei radicali di destra. (Christian Rocca, Foglio, 3 gennaio 2008, p. 1, Prima pagina).
Derivato dal nome proprio (George W.) Bush con l’aggiunta del suffisso -(i)ano.
Già attestato nella Repubblica dell’11 maggio 1989, p. 13, Politica estera (Ezio Mauro), riferito a George H. W. Bush, 41° presidente degli Stati Uniti d’America.