burattino
s. m. [prob. da Burattino, uno dei nomi del secondo zanni nella commedia dell’arte; der. di buratto]. – 1. a. Fantoccio costituito da una testa, solitamente di legno, alla quale è congiunta una veste, completa in ogni particolare in alto, che termina nella forma di un sacchetto aperto in basso; appare alla scena della baracca o castello sino a mezzo busto o poco più, manovrato dal basso dal burattinaio che gli dà vita apparente con una sola mano, infilando questa come in un guanto nella veste del burattino con l’indice che mantiene e anima la testa, mentre il pollice e il medio passando nelle maniche dell’abito formano le braccia. Nell’uso il termine tende a estendersi come sinon. di marionetta, che è invece il fantoccio o pupo di legno, azionato con fili. b. Locuzioni: fare i b., dare rappresentazioni con essi; andare ai b., a vederli; teatro dei b., di burattini; fig., piantare baracca e burattini, andarsene improvvisamente lasciando ogni cosa in asso. 2. In similitudini o in usi fig.: a. Persona che opera per impulso altrui: è un b. in mano dei suoi capi; considerare, trattare gli uomini come b.; far ballare i b., costringere altri a operare secondo il nostro volere. b. Persona senza carattere, volubile, leggera, che non mantiene la parola: agire, comportarsi come un b., fare il b., cambiare spesso parere o opinione, mancare di parola o di serietà; far fare il b. a uno, essere causa del suo venir meno alla parola data o alla dignità personale. 3. In patologia, figura del b., l’aspetto dei bambini affetti da lesioni sifilitiche congenite delle ossa, a causa delle quali gli arti ciondolano inerti come quelli di un burattino.