buono¹ /'bwɔno/ [dal lat. bŏnus]. - ■ agg. 1. a. [nel senso morale, tendente al bene] ≈ benevolente, benevolo, benigno. ↑ angelico, caritatevole, misericordioso, pietoso, pio, santo, umano, virtuoso. ↔ cattivo, malevolente, ostile, (non com.) rio. ↑ diabolico, disumano, empio, malefico, maligno, malvagio, perfido, perverso, spietato. ● Espressioni: buona fede ≈ e ↔ [→ FEDE (1. a)]; buona volontà → □; buon cuore → □. b. [di atti e comportamenti conformi alla morale: b. condotta] ≈ ammodo, corretto, lecito, morale, onesto, perbene, probo, pudico, pulito, retto. ↑ integerrimo, irreprensibile, ottimo, rigoroso. ↔ biasimevole, cattivo, censurabile, disonesto, illecito, immorale, impudico, licenzioso, osceno, riprovevole, scandaloso, sconcio, sconveniente, sporco, vergognoso. ↑ aberrante, pessimo. ● Espressioni: eufem., buona donna → □. c. [che mostra docilità ed obbedienza: il bambino è stato b. tutto il giorno] ≈ calmo, docile, obbediente, quieto, tranquillo. ↔ capriccioso, cattivello, cattivo, disobbediente, indocile, irrequieto. d. [bendisposto nei rapporti con altre persone: è stato b. con me] ≈ affabile, amabile, bonario, comprensivo, cortese, disponibile, educato, gentile, garbato, mite, simpatico. ↑ adorabile. ↔ antipatico, brusco, burbero, maleducato, scortese, sgarbato. ↑ detestabile, insopportabile, odioso. ● Espressioni: mettere una buona parola (per qualcuno) ≈ raccomandare (ø). ↔ osteggiare (ø); fam., tenersi buono [conservarsi amico qualcuno] ≈ ‖ entrare nelle grazie (di), ingraziarsi. ↔ inimicarsi, perdere il favore (di). ▲ Locuz. prep.: alla buona [senza ricercatezze] ≈ dimesso, semplice, umile. ↔ pretenzioso, ricercato; con le buone [in maniera cortese] ≈ gentilmente. ↔ con le brutte (o le cattive), malamente; di buon animo (o grado) ≈ volentieri. ↔ controvoglia; di buon occhio [con animo ben disposto: vedere qualcuno di buon occhio] ≈ benevolmente, favorevolmente. ↔ negativamente, sfavorevolmente. 2. a. [che adempie bene alle sue funzioni: un b. insegnante] ≈ abile, bravo, capace, competente, esperto, valido. ↑ eccellente, ideale, ottimo, perfetto. ↔ cattivo, inadeguato, incapace, incompetente, inesperto, inetto, snaturato. ↑ pessimo. b. [all'altezza degli scopi cui dovrebbe servire: b. vista; b. merce] ≈ adeguato, efficace, funzionante, soddisfacente, valido. ↑ ideale, ottimale, ottimo, perfetto. ↔ carente, cattivo, difettoso, inadeguato, inefficace, insoddisfacente, insufficiente, malridotto, scadente. ↑ pessimo. ● Espressioni (con uso fig.): buona forchetta → □; buona mano → □; buon naso → □. c. [di buona qualità: b. lana] ≈ pregevole, pregiato. ↑ eccellente, ideale, ottimo, perfetto. ↔ cattivo, scadente. ↑ pessimo. ↓ mediocre. > pessimo, cattivo, mediocre, b., ottimo. 3. a. [che dà sensazioni piacevoli: b. sapore] ≈ ameno, gradevole, gradito, piacevole, [di cibi] saporito. ↑ delizioso, estasiante, ottimo, soave, [spec. di cibi e bevande] squisito. ↔ cattivo, sgradevole, sgradito, spiacevole. ↑ disgustoso, nauseabondo, nauseante, orribile, pessimo, rivoltante, stomachevole. b. [che arreca vantaggio: fare un buon affare] ≈ conveniente, favorevole, vantaggioso. ↑ ottimo. ↔ cattivo, dannoso, sconveniente, sfavorevole, svantaggioso. ↑ pessimo. ● Espressioni: fig., buona stella → □. ▲ Locuz. prep.: a buon prezzo ≈ a buon mercato, economico. ↔ caro, costoso. c. [di situazione, che ha i requisiti giusti perché si faccia qualcosa: è il momento b.] ≈ adatto, adeguato, conveniente, giusto, opportuno, propizio. ↑ ideale. ↔ inadatto, inadeguato, inopportuno, sconveniente. d. [di condizioni ambientali, che recano vantaggio alla salute: aria b.] ≈ benefico, pulito, puro, salubre, salutare, sano. ↔ cattivo, inquinato, insalubre, malsano, nocivo, sporco, viziato. e. [di tempo atmosferico, non perturbato] ≈ bello, favorevole, mite, propizio, sereno, soleggiato. ↑ ideale, ottimo, splendido. ↔ avverso, brutto, cattivo, inclemente, perturbato, sfavorevole, uggioso. ↑ orribile, pessimo. ⇓ burrascoso, coperto, freddo, nebbioso, nevoso, nuvoloso, piovigginoso, piovoso, tempestoso, temporalesco, ventoso. ● Espressioni: buona stagione → □. 4. a. [che gode di rispetto e fama: b. famiglia] ≈ conosciuto, distinto, famoso, nobile, noto, onorato, rispettato. ↑ venerato. ↔ cattivo, disonorato, disprezzato, famigerato, ignobile, malfamato. ↑ esecrato. ● Espressioni: buon nome → □; buona società → □. b. [adatto alle grandi occasioni o ai giorni festivi: vestito b.] ≈ chic, elegante. ↔ casual, dimesso, informale, sportivo. 5. [caratterizzato da serenità e allegria: buon umore] ≈ allegro, contento, divertito, felice, gaio, gioioso, ilare, positivo, sereno. ↑ entusiasta, esaltato, euforico. ↔ (fam.) abbacchiato, abbattuto, accigliato, cattivo, crucciato, cupo, demoralizzato, depresso, infelice, irritato, malinconico, negativo, nero, nervoso, scontento, teso, triste, uggioso. ↑ adirato, angosciato, disperato, irato, iroso, straziato, tetro. 6. a. [che ha fondamento: ha le sue b. ragioni] ≈ fondato, motivato, valido. ↔ immotivato, infondato, pretestuoso. ▲ Locuz. prep.: a buon diritto ≈ fondatamente, giustamente. ↔ infondatamente. b. [che ha validità: biglietto ancora b.] ≈ autentico, valido. ↔ contraffatto, scaduto. ● Espressioni: bello e buono ≈ vero e proprio. 7. [che è in quantità o misura notevole: una b. dose] ≈ abbondante. ↔ scarso. ▲ Locuz. prep.: di buona lena ≈ alacremente. ↔ svogliatamente; di buon passo ≈ rapidamente, velocemente. ↔ lentamente. ■ s. m. 1. (f. -a) [persona buona] ≈ bravo, onesto. ↔ cattivo, disonesto, malvagio. ● Espressioni: buono a nulla ≈ fannullone, inetto. 2. (solo al sing.) [ciò che è buono] ≈ bene, giusto. ‖ bello. ↔ cattivo, male. ‖ brutto. ● Espressioni: poco di buono [cattivo soggetto] ≈ e ↔ [→ BUONALANA (2. a)]; prendere per buono [accettare una notizia, un'informazione e sim., ritenendola o supponendola valida] ≈ credere (a), dare credito (a). ↔ diffidare (di), dubitare (di); sapere di buono ≈ odorare, profumare. ↔ puzzare. □ buona donna [donna che esercita la prostituzione o che è giudicata simile alle prostitute, anche come epiteto ingiurioso] ≈ (volg.) bagascia, (eufem., non com.) baiadera, (volg.) baldracca, (roman., volg.) battona, (eufem.) bella di notte, (spreg.) cagna, cocotte, (eufem.) cortigiana, (spreg.) donnaccia, donna da marciapiede (o di malaffare o di strada o di vita o, non com., di giro o, eufem., di facili costumi), (eufem.) donnina allegra, (eufem., disus.) falena, (gerg., non com.) gigolette, (eufem.) lucciola, (non com.) lupa, (merid.) malafemmina, (roman., volg.) marchettara, (lett.) meretrice, (region., volg.) mignotta, (eufem.) mondana, (eufem.) passeggiatrice, (eufem., disus.) peripatetica, prostituta, (lett.) putta, (volg.) puttana, (lett.) sgualdrina, (ragazza) squillo, taccheggiatrice, (volg.) troia, (spreg.) vacca, (region., volg.) zoccola. □ buona forchetta [chi abitualmente mangia molto] ≈ crapulone, epulone, ghiottone, gourmet, (lett.) leccardo, (lett.) lurco, mangiatore, (fam.) mangione, (fam.) pappone. ‖ buongustaio. □ buona mano [capacità di eseguire bene lavori manuali: avere b. mano] ≈ abilità, destrezza, maestria, perizia. ↔ goffaggine, imperizia, inesperienza. □ buona società [insieme delle persone altolocate] ≈ alta società, aristocrazia, bel (o gran) mondo, crema, crème, élite, fior fiore, gotha, haute, high life, high society, jet-set, nobiltà, palmarès. ↔ gente comune, (spreg.) plebe, popolino, popolo, proletariato, (spreg.) volgo. ↑ faccia, plebaglia. □ buona stagione [periodo dell'anno in cui il clima è più mite] ≈ (fam.) caldo, estate, primavera. ↔ autunno, (fam.) freddo, inverno. □ buona stella [forza superiore favorevole: speriamo che la nostra b. stella ci aiuti] ≈ fortuna, (scherz.) stellone. ‖ destino, fato, sorte. ↔ cattiva stella, iella, (pop.) sfiga, sfortuna. □ buona volontà [disponibilità ad impegnarsi] ≈ impegno, solerzia, sollecitudine, zelo. ↔ accidia, indisponibilità, negligenza, pigrizia. □ buon cuore [disponibilità ad aiutare il prossimo] ≈ carità, generosità. ↔ egoismo, grettezza. □ buon naso [capacità di intuizione] ≈ fiuto, intuito, perspicacia, sesto senso. ↔ ottusità, torpidezza. □ buon nome [l'essere conosciuti e stimati] ≈ buona reputazione, considerazione, credito, fama, notorietà, stima. ↔ anonimato, discredito, disprezzo. [⍈ BELLO]
buono. Finestra di approfondimento
In senso morale - Estesissima è l’area semantica di b. (più ristretta quella di cattivo), che abbraccia la sfera del gusto, della morale, dell’utilità, della bravura, ecc. Il sign. principale è connesso con la morale e designa, nel modo più generale, una persona (o una situazione, un’azione e altro) tendente al bene. Se si parla di bambini (ai quali b. e cattivo spesso si riferiscono), b. ha come sinon. calmo, docile, obbediente, quieto, tranquillo, ma anche bravo ed educato: fai il bravo!; che bambino educato! I contr. più comuni saranno capriccioso (non mi parlare come a una bimba capricciosa [G. D’Annunzio]), cattivo (ma in senso decisamente attenuato sul piano morale, rispetto a un adulto cattivo, e col sign. di «che fa i capricci»: via, non essere cattivo!), disobbediente, indocile, irrequieto, ma anche maleducato e, eufem., vivace. Calmo, docile, tranquillo e indocile s’addicono anche ad animali (quel cane è molto docile), per i quali si dispone inoltre di mansueto e di feroce, come sinon., rispettivam., di b. e di cattivo. B. riferito ad animale ha però anche il significato di «robusto, di buona razza»: ci vuole un buon cavallo per vincere la corsa.
Chi (o ciò che) fa del bene, si comporta bene è per lo più caritatevole (se fa del bene agli altri), misericordioso e umano (se ha compassione degli altri), virtuoso (per lo più se ha doti di bontà particolarmente spiccate, o anche se è molto religioso, in contrapp. a vizioso: un virtuoso proposito finisce col trasmutare in fortezza anche la pusillanimità [I. Nievo]). A un livello forse più attenuato (ma anche di registro più formale) sono benevolente, benevolo e benigno (in genere, chi è bendisposto verso il prossimo: trovò invece il Direttore molto benigno e amorevole [L. Pirandello]). Ben rappresentata, in questo caso, anche la serie dei contrari. Dal generico cattivo ai più intensi disumano e spietato (che non esita a fare violenza agli altri o, semplicemente, che non ha compassione degli altri: la signora Rinaldi era spietata per i corteggiatori eleganti [G. Verga]), empio (spec. se è irrispettoso di norme collettive morali e religiose), malefico, maligno, malvagio, perfido (se, anche senza essere violento, comunque fa soffrire gli altri), perverso (che prova piacere nell’altrui sofferenza: a un re perverso / gastigo va, fuor che il nemico brando? [V. Alfieri]). Malvolente è più formale; rio (Ahi, crudel sorte e ria, come deposto m’hai da cima al fondo! [M. M. Boiardo]) è termine poetico; ostile è adatto a chi ostacola il bene altrui.
Gradi di bontà - Anche per le azioni e i comportamenti i sinon. di b. e cattivo distinguono diversi gradi e aspetti: ammodo, corretto e lecito indicano il livello più basso di bontà: il suo comportamento nei miei confronti è stato sempre corretto (vuol dire che si è sempre comportato bene, pur senza slanci particolari). Ammodo e corretto possono riferirsi anche a persone, lecito no (è una personcina tanto ammodo; faccio proponimento di cambiar vita e di diventare un ragazzo ammodo e ubbidiente [C. Collodi]). Onesto, pulito e retto qualificano persone o comportamenti che rifuggono da ogni azione non prevista dalla legge o dalla morale. Morale, onesto, probo e pudico indicano il grado più alto di bontà, sotto aspetti diversi: il primo termine è adatto per lo più per le azioni e i comportamenti, più raram. per le persone (che, invece, spesso sono definite immorali); morale allude principalmente alla sfera etica, onesto a quella legale; probo, termine poco com., indica di solito un alto grado di onestà (così lavoro io stesso come ogni probo cittadino lo può [A. Fogazzaro]), mentre pudico è quasi sempre limitato alla castigatezza dei costumi sessuali (quante male tentazioni non pur nella pudica persona diffida, ma eziandio in quello che la guarda! [Dante]). I contr. hanno spesso un richiamo morfologico preciso all’agg. cui si contrappongono: disonesto/onesto; illecito/lecito; immorale/morale; improbo/probo; impudico/pudico.
Buono con gli altri - B. è spesso una persona che ha relazioni positive con gli altri. In tal caso i sinon. sottolineano diversi aspetti: affabile e simpatico (contr.: antipatico) è chi si fa apprezzare per la sua cordialità. Amabile è un gradino più su, in quanto si fa voler bene da tutti; bonario e mite è chi non prevarica mai gli altri (ma talora questi due agg. hanno anche una connotazione lievemente spreg., rispetto a b., sottolineando certa debolezza caratteriale). Comprensivo è chi ha la pazienza e la comprensione per scusare gli errori altrui; cortese, educato, garbato, gentile (contr.: brusco, maleducato, scortese, sgarbato), chi si distingue per i suoi modi; disponibile, chi presta facilmente il proprio aiuto senza voler nulla in cambio. In questo caso cattivo non è adatto come contr., perché è sentito come troppo drastico; per questo gli si preferiscono altre parole: non è cattivo, è solo un po’ brusco. Chi è ben educato ha b. maniere; in alcune espressioni maniere viene sottinteso: prendere (o trattare) qualcuno con le b. (o con le cattive); con le b. si ottiene tutto.
In altri sensi - Si ha poi tutta una serie di accezioni in cui b. e cattivo indicano l’adeguatezza rispetto a una funzione, uno scopo, un vantaggio, oppure pertengono alla sfera dei sensi del gusto e dell’olfatto (che buon profumo!), oppure ancora al tempo atmosferico (dove b. è sinon. di bello: v. la scheda bello); per tutti questi sign. si rimanda ai lemmi relativi. Si aggiunga qui l’unico caso in cui b. (ma non cattivo) rimanda al senso della vista: si tratta del regionalismo romanesco (ma ormai comune anche in ital. pop., soprattutto centromerid.) bono e bona per «sessualmente attraente». In questi casi la grafia è inadeguata a riprodurre la pronuncia della b, che è sensibilmente rafforzata.
Si sottolinei infine la tendenza di b. nel senso di «abile» ad essere anteposto al sost., rispetto a b. «di buoni sentimenti», per lo più posposto: un buon regista è un regista che sa fare bene il suo mestiere, mentre un regista b. è uno che, per es., ha molta pazienza con gli attori. Analogam., dicendo un amico b. si pone l’accento sulle qualità morali e caratteriali dell’amico, mentre dicendo un buon amico ci si riferisce al rapporto di confidenza e intimità.
C’è buono e buono - Occorre invece dire qualcosa a proposito dei contesti in cui b. e cattivo non si contrappongono. Il primo è il caso dell’abito b., ovvero adatto alle grandi occasioni o ai giorni festivi. L’espressione abito o vestito b. è spesso usata in senso iron.: se non le si fa un abito b., io non posso condurla in veruna conversazione (C. Goldoni). Il sinon. non marcato è elegante o, leggermente intens., chic. Tra i contr., casual, informale, sportivo (che non indicano, di solito, un abbigliamento spiacevole) o dimesso (con connotazione spreg. di «squallido»). Inelegante è decisamente più intenso e cattivo sarebbe del tutto inappropriato. Anche nel caso di b. come sinon. di fondato, motivato, valido (sa contrapporre delle b. obiezioni al mio ragionamento), cattivo sarebbe fuori luogo, a differenza dei normali immotivato, infondato, pretestuoso.
Talora b. indica, nel registro fam., la validità di un oggetto ed ha come sinon. autentico (per soldi e sim.: questa banconota non è autentica; il contr. è falso o contraffatto), valido (nel caso di un biglietto, un certificato, una tessera, un documento e sim.: la mia carta di identità è ancora valida; il contr. è scaduto), vero (sono diamanti veri; il contr. è falso o contraffatto).
Infine, soprattutto nell’uso fam., b. indica talora una quantità notevole, in espressioni del tipo: una b. dose; è un’ora b. che ti aspetto (il sinon. abbondante e il contr. scarso sono validi in entrambi i casi, mentre il sinon. ricco è adeguato solo nel primo caso); e in locuz. prep. come di b. lena o di buon passo. Vi sono peraltro dei contesti, in quest’ultimo sign., in cui cattivo è un contr. adeguato: quest’anno il raccolto è stato b./cattivo.