bunga bunga
loc. s.le m. inv. Festino a sfondo sessuale, organizzato da uomini di potere in residenze lussuose e caratterizzato dalla presenza di donne di giovane età. ◆ La minorenne fa entrare negli atti giudiziari un’espressione inedita, il “bunga bunga”. Viene chiamata in questo modo l’abitudine del padrone di casa d’invitare alcune ospiti, le più disponibili, a un dopo-cena erotico. «Silvio (lo chiamo Silvio e non Papi come gli piacerebbe essere chiamato) mi disse che quella formula – “bunga bunga” – l’aveva copiata da Gheddafi: è un rito del suo harem africano». (Piero Colaprico e Giuseppe D’Avanzo, Repubblica.it, 28 ottobre 2010, Politica) • [tit.] Elisa Toti: “Ora vi racconto il vero / bunga bunga Cene di classe e canzoni. / Nessuno mi ha sfiorata”. (Giornale.it, 30 settembre 2011, Interni) • In questa fase di convalescenza dal bunga bunga la nostra immagine internazionale necessita di una lucidata e nulla può smacchiarla in profondità meglio di un esempio di serietà e pulizia. (Massimo Gramellini, Stampa, 10 gennaio 2012, Prima pagina).
Composto dalla duplicazione del s. m. bunga, che si inserisce in una serie scherzosa, e spesso spregiativa, di nomi e locuzioni riferiti a usi, costumi, danze, canzoni, strumenti musicali (bongo ‘strumento a percussione’ è voce di origine africana), propri di un’immaginaria Africa tribale. Si pensi, per es., alla famosa canzonetta Civilization (Bongo, bongo, bongo), 1947, di Bob Hilliard, notissima anche in Italia (questo il ritornello nella versione di Renzo Arbore: «Oh bongo bongo bongo / stare bene solo al Congo / non mi muovo no no / bingo bango bengo / molte scuse ma non vengo / io rimango qui…»). In particolare, a parlare di una barzelletta italiana contenente bunga bunga ‘subire una violenza’ è Noemi Letizia, intervistata su Corriere del Mezzogiorno.it, 28 aprile 2009. La storiella – una delle tante narrate dall’imprenditore e politico Silvio Berlusconi – sarebbe una versione riveduta e corretta di una barzelletta inglese diffusa nel corso del XX secolo, nella quale si adopera proprio l’espressione bunga bunga (vedi Wikipedia, s.v. bunga bunga; qui, tra l’altro, si allegano testimonianze di Bunga Bunga come toponimo australiano e voce della cultura indigena indonesiana).