briscola
brìscola s. f. [etimo ignoto; cfr. fr. brisque]. – 1. a. Gioco italiano che si fa con un mazzo di quaranta carte, fra due o quattro giocatori; all’inizio del gioco si estrae una carta dichiarata «briscola», il cui seme prende le altre carte anche se di maggior valore; negli altri casi, la presa è fatta dalla carta più alta dello stesso seme, o dalla prima messa in tavola in ciascuna mano, se non è superata da altra dello stesso seme. Locuzioni: giocare a b.; fare una partita a b.; vincere la b.; b. muta, quella nella quale si stabilisce di non parlare o far segni tra compagni di gioco. b. Ciascuna carta dello stesso seme di quella estratta e posta in tavola all’inizio del gioco: giocare, pescare una b.; fig.: esser l’asso di b., essere la persona più importante; contare quanto il due di b., non contare niente. 2. scherz. Colpo duro, sconfitta, grossa perdita, somma enorme da pagare, o anche sbornia: che briscola!; è stata, o ha preso, una bella briscola! Al plur., percosse, botte: quando torna papà, sentirai che briscole! Anche come vivace esclam. (region.): briscola, che pugno s’è preso! ◆ Dim. briscolina, partitina a briscola, oppure carta bassa di briscola (con questa seconda accezione, anche briscolétta e briscolino m., e spreg. briscolùccia); accr. briscolóna o briscolóne m., l’asso o il tre di briscola (il briscolone è anche una varietà della briscola, giocata in due senza scoprire la carta da dichiarare «briscola», per cui è sempre la carta maggiore che prende la minore).