brandizzazione
s. f. La trasformazione di qualcosa in un marchio commerciale. ◆ Per [Domenico] Ioppolo addirittura non esiste (come molti sostengono) una correlazione fra economia e investimenti pubblicitari, che sono legati invece al grado di competitività e di «brandizzazione» dei mercati. (Vittorio Parazzoli, Corriere della sera, 16 febbraio 1998, Corriere Economia, p. 3) • Gestire l’immagine dell’Italia come se fosse una marca non significa cedere alla dilagante tendenza alla brandizzazione, termine così diffuso negli ultimi tempi, che punta a trasformare ogni cosa in marca, in marchio commerciale. (Giampolo Fabris, Repubblica, 27 marzo 2006, Affari & Finanza, p. 4) • Abbiamo ottenuto il riconoscimento di un numero spropositato di denominazioni d’origine, arrivando a vendere come «tipica» una bresaola che si fa con carni allevate in Brasile. I nostri concorrenti hanno riconosciuto la nostra leadership a tal punto da comprare i migliori marchi di olio italiano solo per imbottigliare il loro. Sul piano strategico, siamo riusciti a oggettivizzare il gusto nazionale, lo abbiamo trasformato in un marchio e abbiamo indotto il mercato ad apprezzarlo e a pagarlo, ma, malgrado questa «brandizzazione», il valore soggettivo, cioè l’immagine del made in Italy, continua a dipendere dalla qualità oggettiva del prodotto e basta uno scivolone a disperderla. (Paolo Viana, Avvenire, 30 marzo 2008, p. 2, Seconda pagina).
Derivato dal s. ingl. brand (‘marchio’) con l’aggiunta del suffisso -izzazione.