box
‹bòks› s. ingl. («ricettacolo, scatola»; pl. boxes ‹bòksi∫›), usato in ital. al masch. – 1. Ciascuno dei compartimenti, ottenuti dalla suddivisione di un vasto ambiente, delimitati da diaframmi sporgenti trasversalmente dalle pareti (in magazzini e officine per una più pratica divisione del lavoro e una migliore classificazione di oggetti; in sale d’esposizione, caffè, ristoranti, per dare maggiore senso di intimità e isolamento; nei negozî di vendita di dischi per l’ascolto di prova da parte di singoli clienti, ecc.); talora, anche, singola cabina, con pareti in legno, metallo o vetro: il b. del telefono, il b. della doccia. Con sign. più specifici: a. Nei teatri, palco ottenuto dividendo con bassi tramezzi un loggiato o una galleria. b. Nelle scuderie e nelle stalle, recinto per lo più di legno, che serve a tenere separati dagli altri, e in maggiore libertà, uno o più animali. c. Nelle autorimesse, scompartimento riservato a una singola vettura (impropriam., autorimessa per una sola autovettura, annessa a una casa d’abitazione). Anche, luogo dove le case concorrenti a gare automobilistiche, motonautiche, motociclistiche, su pista o circuito, ecc., tengono pezzi di ricambio e comunque rifornimenti varî a disposizione dei corridori che le rappresentano. 2. Piccolo recinto di legno o di altro materiale, e più spesso struttura con base imbottita e contorno delimitato da una rete, dove si tengono i bambini che ancora non hanno imparato a camminare. 3. Nel baseball, spazio di terreno delimitato da righe, in cui si eseguono alcune azioni di gioco: il b. del battitore, del ricevitore. 4. In editoria, nell’impaginazione di un giornale, di un libro, ecc., riquadro che incornicia un articolo, un annuncio, un’immagine, per conferire particolare rilievo.