biofilia
s. f. In psicologia e in biologia, amore per la vita, tendenza innata a concentrare il proprio interesse sulla vita e sui processi vitali. ◆ Lo psicanalista, dopo aver letto l' ultima pagina che gli mancava dei suoi romanzi psicoanalitici, tornò nel suo studio per nulla scoraggiato, ma semplicemente persuaso che la psicoanalisi non serve a guarire, ma a sentirsi più vivi, e quindi più capaci di partecipare a tutta una gamma di emozioni, inclusi il lutto, la compassione, il dolore, oltre all'entusiasmo, alla passione, alla gioia rispetto a quel ritirarsi dalla vita che, protratto, innesca quel modo d’essere che sconfigge le possibilità della vita stessa. Come diceva il suo maestro Eric Fromm: "biofilia" o "necrofilia". (Umberto Galimberti, Repubblica, 2 agosto 1998, pp. 28-9, Cultura) • A partire dal 2012 l’Università della Valle d’Aosta ha istituito il primo laboratorio di Ecologia Affettiva in Europa, presso la Facoltà di Scienze della Formazione, guidato da Giuseppe Barbiero, ricercatore che conduce da alcuni anni delle sperimentazioni su come “svelare” la biofilia dei bambini. (Rosalba Miceli, Stampa.it, 8 febbraio 2012, Tuttoscienze).
Composto dai confissi bio- e -filia.
Già attestato, nell'ambito degli studi frenologici, come per esempio nelle Lezioni di frenologia (Parma, Tipografia G. Ferrari, 1864, p. 107) di Filippo Lussana, il termine biophilia (biofilia in it.) viene adoperato nello studio The Anatomy of Human Destructiveness (1973) dallo psicoanalista tedesco Erich Fromm (1900-1980), naturalizzato statunitense, nel significato che oggi conserva di 'amore per la vita', in contrapposizione a necrophilia (necrofilia in it.). Biophilia è termine ripreso e approfondito dal sociobiologo statunitense Edward O. Wilson nel saggio omonimo del 1984.