Biedermeier
‹bìidërmaiër› s. neutro, ted. [dal nome di un personaggio fittizio inventato dai poeti A. Kussmaul e L. Eichrodt tra il 1815 e il 1848, per indicare un bravo Tizio qualsiasi (bieder significa infatti «onesto, dabbene», ma anche «ingenuo, semplicione», e Maier, Meier, con le loro varianti Mayer, Meyer, Mayr sono cognomi molto diffusi in Germania), assunto a rappresentante del tedesco medio, borghese, filisteo e benpensante, del periodo (Biedermeierzeit) che va dal Congresso di Vienna (1815) alla rivoluzione del 1848], usato in ital. come agg. e s. m. – Relativo a uno stile d’arredamento diffuso nelle case tedesche borghesi nella prima metà dell’Ottocento, derivato dallo stile Impero, ma molto più semplice, pratico ed economico, basato sull’impiego di legni chiari, lisci e lucidati, tappezzerie a fiori, mobili comodi: un armadio, una credenza, un salotto B.; stile B; anche come s. m.: il B. è tornato di moda.