barbonismo
s. m. Il vivere da barbone, senza fissa dimora, con aspetto trasandato e incolto, ai margini della società. ◆ «Tra di noi non c’è nessuno segnalato alla Questura, non ci sono marginali. E nessun caso di barbonismo». Lo dicono con orgoglio. Loro, così riservati e poco inclini al chiasso. Loro che in Italia ed in Trentino avvertono con fastidio la diffusione della bestemmia e dell’alcoolismo. (Renzo M. Grosselli, Adige, 7 novembre 2000, p. 12, Cultura) • «Si è passati da un barbonismo di strada a quello in casa - avverte Mons. Guerino Di Tora, Direttore della Caritas diocesana -. Vi sono anziani che pur avendo una pensione e una casa, cadono in questo senso di abbandono e trasandatezza». (Osservatore romano, 20 settembre 2001, p. 9, A Roma) • C’è anche qualche extracomunitario, ma ormai sono in minoranza. «Tra di loro - racconta F., il volontario-capo della struttura - c’è anche chi ha un lavoro ma, a fine mese, è costretto a dare tutto lo stipendio alle finanziarie con le quali si è indebitato. C’è chi invece il lavoro non ce l’ha e chi, ancora, è stato salvato dal barbonismo domestico. Ogni giorno c’è una storia nuova». (Daniele Semeraro, Repubblica, 23 settembre 2006, Bari, p. V).
Derivato dal s. m. barbone con l’aggiunta del suffisso -ismo.
Già attestato nel Corriere della sera del 20 novembre 1993, p. 47, Cronaca di Roma (Roberto Della Rovere).