baracca
s. f. [dal catalano barraca (prob. voce preromana), attrav. lo spagnolo]. – 1. Costruzione a carattere provvisorio, generalm. di legno con copertura di lamiera metallica o di eternit, per ricovero di persone o merci: la b. di un cantiere edile; povera gente che abita in baracche alla periferia della città; guardò la debole luce che filtrava dalle fessure della b. e si alzò cercando di non fare rumore (Antonio Tabucchi). 2. fig. a. Amministrazione pubblica o privata che sia in disordine e manchi di stabilità, famiglia in cattive condizioni economiche e sim.: stentare a mandare avanti la b.; reggere, tener su, aiutare la baracca. b. In locuz. particolari: piantare b. e burattini, piantare in asso ogni cosa; mettere su b., attaccar lite, fare gran chiasso; andare, mandare in b., in rovina, a catafascio; in tipografia, andare in b., detto di un pacco di composizione tipografica di righe fuse o caratteri mobili che si sfascia cadendo o che, per altro motivo accidentale, si scompone malamente. c. region. Fare baracca, fare baldoria, far bisboccia, gozzovigliare. ◆ Dim. baracchina e baracchino m. (v.), baracchétta; dim. e spreg. baraccùccia; accr. baraccóne m. (v.); pegg. baraccàccia.