avarizia
avarìzia s. f. [dal lat. avaritia, der. di avarus «avaro»]. – 1. Eccessivo ritegno nello spendere e nel donare, per un gretto attaccamento al denaro e a ciò che si possiede (considerato, nella dottrina cattolica, uno dei sette peccati capitali): peccare di a.; è noto per la sua grande a.; è un individuo di un’a. sordida; O d’a. al par che di grandezza Famoso Atride (V. Monti); l’a. è il più stupido dei vizi capitali perché gode di una possibilità, o se si preferisce di un potere, che non si realizza mai (Umberto Galimberti); crepi l’a.!, muoia l’a.!, espressione scherzosa di chi si decide a qualche piccola spesa o si concede eccezionalmente qualche modesto lusso. 2. ant. Desiderio intenso di ricchezze, insaziabile avidità di denaro: O esecrabile Avarizia, o ingorda Fame d’avere (Ariosto). Anche, raram., avidità in genere: come sepolto Scheletro, cui di terra Avarizia o pietà rende all’aperto (Leopardi).