autosuperarsi
(auto-superarsi), v. intr. pron. Superarsi da sé; trasformarsi, andando oltre la propria struttura, le proprie caratteristiche identitarie. ◆ [Vittorio] Sereni conia l’espressione «sguardo di ritorno» che ripercuote motivo e quasi titolo di una poesia degli Strumenti umani, eccetera. Oppure è questione di giuntura fra tema e tono: «Cominciava un’inerzia venata d’ansietà» degli Immediati dintorni, anno 1963, ci rimanda esattamente all’atmosfera del Diario. Tutto ciò (aumentabile a piacere) significa quanto appena accennato, ma anche che queste prose non bastano mai a se stesse, si autosuperano, guardano altrove. (Pier Vincenzo Mengaldo, Corriere della sera, 29 novembre 1998, p. 33, Cultura) • Il primo paradosso è che il partito dei Ds, più appare in miglior salute, più tende a sciogliersi, trascendersi, «autosuperarsi». Più è pluralista, composito, articolato, meno tende ad assumere una forma solida. Una forza, insomma, in permanente divenire - come se «la sindrome della Bolognina» fosse a tutt’oggi viva e operante, a dispetto del fatto che il suo autore, Achille Occhetto, non sia più da tempo nel partito. (Rina Gagliardi, Liberazione, 6 febbraio 2005, p. 1, Prima pagina) • La tolleranza mira esplicitamente ad auto-superarsi avendo superato i propri avversari. La tolleranza non può pensarsi che come strategia per il trionfo dei propri principi e il dissolversi delle «inumane» tenebre che costringevano alla lotta tra convinzioni assolute e contrapposte. (Massimo Cacciari, Repubblica, 1° marzo 2006, p. 44, Cultura).
Composto dal confisso auto-1 aggiunto al v. intr. pron. superarsi.
Già attestato nel Corriere della sera del 29 novembre 1996, p. 33, Cultura (Vittorio Strada).