atterrare
v. tr. e intr. [der. di terra; nei sign. 2 a e c, calco del fr. atterrer] (io attèrro, ecc.). – 1. tr. a. Gettare a terra persone o cose: a. l’avversario; atterrò con un pugno il suo assalitore; a. un muro, una casa; nel gioco del calcio, gettare a terra un giocatore avversario con carica irregolare o sgambetto; riferito a piante, abbatterle tagliandole alla base. b. fig. Umiliare, mortificare, prostrare: Il Dio che atterra e suscita (Manzoni); a. l’orgoglio, la superbia; annichilire: l’aveva atterrato con uno sguardo; si sentì atterrato da quella tremenda notizia. c. ant. Volgere verso terra, abbassare: e l’altre [pecorelle] stanno Timidette atterrando l’occhio e ’l muso (Dante). Nel rifl., inchinarsi, piegarsi a terra, inginocchiarsi: Quivi sovente ella s’atterra e spiega Le sue tacite colpe, e piange e prega (T. Tasso); incomincia il mondo Verso lei di lontano ad atterrarsi (Leopardi). 2. intr. (aus. avere o essere) a. Posarsi a terra, detto in partic. di un velivolo: l’aereo ha atterrato in ritardo; l’elicottero è atterrato accanto all’ospedale. b. Ricadere al suolo flettendosi sulle gambe, a conclusione di un salto in alto o con l’asta o con gli sci: il ginnasta è atterrato in modo perfetto. c. Di nave proveniente dal largo, dirigersi a terra, e compiere tutte le manovre necessarie per entrare in porto o per raggiungere l’ancoraggio stabilito: l’imbarcazione sta atterrando.