atomo
àtomo s. m. [dal lat. atŏmus, gr. ἄτομος «indivisibile», comp. di ἀ- priv. e tema di τέμνω «tagliare»]. – 1. a. Nella filosofia naturale dell’antichità, nell’àmbito delle dottrine della limitata divisibilità della materia, ciascuna delle particelle semplici (invisibili, inalterabili e indeformabili) di cui è costituita ogni sostanza, le quali, muovendosi nel vuoto, urtandosi reciprocamente e componendosi in vario modo (erano infatti immaginate con ganci e protuberanze), danno luogo alle cose così come appaiono: gli a. di Leucippo, di Democrito, di Epicuro, di Lucrezio. b. Nella storia del pensiero moderno, la componente ultima della materia, oggetto di varie ipotesi speculative elaborate originariamente da alcuni scienziati e filosofi (Giordano Bruno, Galileo, ecc.) in contrapp. alle dottrine scolastico-aristoteliche, poi da altri (Gassendi, Hartsoeker, ecc., e infine Newton) sviluppate per spiegare, in forma essenzialmente geometrico-meccanica, le proprietà fisiche dei corpi nonché varî fenomeni naturali (teorie corpuscolari della luce, del calore, dell’elettricità) in alternativa alle concezioni (di Cartesio, Leibniz, ecc.) in base alle quali la materia è continua, suddivisibile all’infinito, estesa in tutto lo spazio e sede di movimenti ondulatorî o comunque di processi di propagazione continua: a. di Boscovich (dal nome del matematico e fisico dalmata R. G. Boscovich, 1711-1787), l’atomo concepito come punto materiale privo di estensione, circondato da forze attrattive e repulsive con le quali si vorrebbe spiegare l’impenetrabilità, la diversa densità e l’attrazione reciproca dei corpi materiali. In una formulazione più recente e tuttora valida, a. chimico, la parte più piccola di ciascun elemento, che rimane inalterata nelle reazioni chimiche (pur potendo subire trasformazioni fisiche quali la disintegrazione, l’eccitazione, ecc.) ed è caratterizzata dal suo peso o meglio dalla sua massa (peso atomico, massa atomica, diversi da elemento a elemento) e da alcune proprietà di affinità chimica o di legame: l’a. di idrogeno, l’a. di uranio, ecc. Fra le interpretazioni di tipo ancora speculativo tendenti a collegare proprietà chimiche e fisiche degli atomi: gli a. di Dalton (dal nome dello scienziato ingl. J. Dalton, 1766-1844), supposti circondati da un’atmosfera di fluido calorico che sarebbe responsabile dell’azione repulsiva tra atomi della stessa sostanza; gli atomi-vortice, atomi che, nell’ipotesi formulata dal fisico ingl. W. Thomson lord Kelvin (1824-1907), sarebbero costituiti da vortici chiusi ad anello formatisi nell’etere (inteso come mezzo continuo e omogeneo, sede della propagazione delle azioni elettromagnetiche). c. Nella fisica e nella chimica contemporanee, il termine passa a indicare, dopo la scoperta dell’elettrone, la configurazione stabile di masse e di cariche elettriche elementari, positive e negative, nella quale consiste la struttura intima della materia: l’atomo di ciascun elemento consta di un nucleo (in cui si concentrano la carica positiva e la massa, a sua volta formato da protoni, carichi positivamente, e neutroni, elettricamente neutri), e di elettroni, in moto attorno al nucleo; il numero dei protoni (numero atomico, che varia da elemento a elemento) uguaglia quello degli elettroni, sicché l’atomo risulta neutro. Lo studio teorico rigoroso della struttura atomica è possibile solo utilizzando la meccanica quantistica, nella quale viene meno il concetto classico di traiettoria e gli elettroni atomici sono descritti in termini di funzione d’onda. Si ha così una rappresentazione dell’a. profondamente diversa da quella usuale della meccanica classica, ma che fornisce una descrizione esauriente e coerente dei fenomeni atomici. Modello d’a. (o modello atomico), ciascuna delle schematizzazioni volte a descrivere la struttura dell’atomo e quindi a spiegarne le proprietà osservabili: in tal senso si parla di a. di J. J. Thomson, di a. di E. Rutherford, con riferimento ai nomi degli scienziati che hanno formulato tali schematizzazioni; in partic., a. di Bohr (dal nome del fisico dan. N. H. D. Bohr, 1885-1962), teoria della struttura atomica in base alla quale gli elettroni possono occupare solo particolari orbite permesse, corrispondenti a determinati livelli energetici. A. eccitato, quello in cui gli elettroni occupano livelli energetici più alti (si parla allora di «stati eccitati») di quelli occupati normalmente («stato fondamentale»); a. esotico, che ha il nucleo o uno degli elettroni sostituito da un’altra particella (particella esotica), per es. un elettrone sostituito da un muone (a. muonico), da un mesone K (a. kaonico), ecc.; a. gigante, che ha uno o più degli elettroni esterni su un’orbita molto più grande del normale e che quindi ha dimensioni anormalmente grandi; a. idrogenoide, atomo ionizzato quasi interamente, che conserva soltanto uno dei suoi elettroni; a. ionizzato, quello che ha un numero di elettroni minore oppure maggiore del numero atomico, risultando quindi elettricamente carico. 2. In matematica, elemento di un sistema parzialmente ordinato, che non sia preceduto da alcun altro elemento del sistema stesso, eccezion fatta per l’elemento che precede tutti gli altri elementi. 3. fig., non com. Parte piccolissima: non ha un a. di giudizio, di cervello; la Pisana non se ne adontò per nulla, e non si ritrasse d’un a. dalla sua risoluzione (I. Nievo); non si muove un a. d’aria (Fogazzaro). TAV.