ateo devoto
loc. s.le m. Chi, pur dichiarandosi ateo, si preoccupa di tutelare e difendere tradizioni e contenuti di una fede religiosa. ◆ In un paese normale una contesa fra sostenitori e avversari del finanziamento pubblico della scuola privata è, anch’essa del tutto normale - io mi auguro che abbia luogo; ma preliminarmente bisogna cancellare quella norma, non aggirarla. Ho riscontrato che non sono pochi i cattolici favorevoli alla via maestra, ossia alla revisione costituzionale - mi riferisco ai cattolici genuini, non alla schiera, enorme, degli «atei devoti», che si dichiarano cattolici per convenienza politica. (Paolo Sylos Labini, Repubblica, 21 gennaio 1999, p. 1, Prima pagina) • oggi che allo Stato si chiede la tutela giuridica dei rapporti tra omosessuali, non si può più restare neutrali e sottrarsi alla discussione, per la scelta di non interferire. È Pierluigi Battista, a notarlo, un laico attento a intercettare i cambiamenti e ben disposto a farsi annoverare fra gli «atei devoti», quegli intellettuali che non hanno fede, ma difendono l’eredità del cristianesimo, (Marina Valensise, Foglio, 12 novembre 2004, p. 12) • La tensione altissima tra «atei devoti» e «credenti ribaldi», esplosa a Roma, ha infine lacerato il tessuto, già logoro, del costume culturale italiano. (Saverio Vertone, Secolo XIX, 17 gennaio 2008, p. 1, Prima pagina).
Composto dal s. m. e agg. ateo e dal s. m. e agg. devoto.
Già attestato nella Repubblica del 4 aprile 1991, p. 24, Cultura (John Mortimer).
V. anche ateo clericale, ateoclericalismo, laico devoto.