astinenza
astinènza s. f. [dal lat. abstinentia, der. di abstĭnens -entis «astinente»]. – Genericam., l’astenersi abitualmente o temporaneamente da qualche cosa, e in partic. dai cibi, dalle bevande alcoliche, dall’attività sessuale, come rinuncia deliberata e volontaria (per ragioni igieniche, per obbedienza a principî morali o religiosi, per spirito di penitenza, ecc.) o come privazione imposta dalla necessità, da condizioni particolari, ecc.: l’a. dalle carni, dal vino; a. sessuale; a. periodica, astinenza sessuale a scopo anticoncezionale, basata sul metodo di Ogino-Knaus e limitata quindi al periodo fecondo della donna (generalm. dal 12° al 16° giorno del ciclo). Spesso usato assol.: fare vita di a.; un eremita macerato dalle lunghe a.; le forme rilevate della parte superiore del volto, alle quali un’a., già da gran pezzo abituale, aveva assai più aggiunto di gravità che tolto d’espressione (Manzoni). Nel linguaggio eccles., l’astenersi da determinati cibi, soprattutto le carni, in giorni prescritti dalla Chiesa (per es., il mercoledì delle ceneri, il venerdì santo, ecc.): giorni di a.; fare astinenza. In tossicomania, sindrome di a. (nel linguaggio corrente crisi da a.), stato di insofferenza che insorge quando l’abuso della droga è bruscamente interrotto o considerevolmente ridotto, e che regredisce sollecitamente, sino a scomparire del tutto, con la somministrazione della droga abituale o di altra sostanza farmacologicamente affine.