assopire
v. tr. e intr. pron. [dal fr. assoupir, ant. assouvir, che è dal lat. volg. *assopire, der. di sopire «addormentare», con mutamento di prefisso del lat. tardo obsopire] (io assopisco, tu assopisci, ecc.). – 1. tr. Indurre sopore, fare prendere un leggero sonno: la febbre l’aveva assopito; fig., calmare, sedare: a. il dolore, l’agitazione; a. le discordie, i litigi (in questo senso, più com. sopire). 2. intr. pron. Entrare in uno stato di sopore, addormentarsi d’un sonno leggero: verso la mattina riuscii ad assopirmi; fig., calmarsi, placarsi: i sensi affaticati da tanta guerra s’assopirono a poco a poco (Manzoni); gli odî s’erano assopiti; quelle dispute a poco a poco si assopirono e caddero in oblio (B. Croce). ◆ Part. pass. assopito, anche come agg.: lo trovai mezzo assopito; in botanica, gemma assopita (o dormiente), che non si sviluppa entro un anno. Fig., torpido, che si trova in uno stato di torpore e d’insensibilità: la sua anima, da tempo assopita, si risvegliava alla vita; o dimenticato, che non ha più risonanza: ridestando d’un tratto con la notizia della sua morte la sua fama quasi assopita (Pascoli).