assai
assài avv. [lat. ad satis]. – 1. A sufficienza, quanto basta: Non pianger più, non m’hai tu pianto a.? (Petrarca); chi per la patria muor, vissuto è a., nota frase proverbiale tratta da due versi del coro del I atto della Donna Caritea musicata da S. Mercadante (dove si legge però «Chi per la gloria muor, ecc.»); in funzione di pron. neutro, averne a. di qualcuno, di qualcosa, esserne stufo o sazio, non volerne più sapere. 2. Più spesso equivale a molto: a. Con valore di avverbio: è già a. quello che ho fatto per voi; assai da quello, Che ti parve sì mesto e sì nefasto, È peggiorato il viver nostro (Leopardi); rafforzato, assai assai; scherz. assaissimo. Con questo sign. precede aggettivi o altri avverbî per la formazione del superlativo avverbiale: a. buono, a. bello, a. prima, a. meno, a. più (ma in usi region., dell’Italia merid., è più spesso posposto: è bello a., va male a., e sim.). Usato antifrasticamente, e in funzione di pron. neutro, spec. con i verbi sapere, importare, significa niente, nulla: m’importa a. di quello che fate!; so a., io, di ciò che vuole!; vien uno con un pane in tasca, so a. dov’è andato a prenderlo (Manzoni). b. Con valore di agg.: a. gente, a. ricchezze, a. disgrazie; a. terre e città si edificarono (Machiavelli). c. Con valore di sost., al sing. o al plur.: il poco e l’a., i pochi e gli assai; fare come i boni mercanti, li quali per guadagnare l’a., avventurano il poco, ma non l’a. per guadagnar il poco (B. Castiglione). 3. letter. D’assai, di molto, in misura notevole, come locuz. avv.: io credo che voi v’inganniate d’a. (Galilei). Come locuz. agg. e riferito a persona, di valore, di grande importanza: un signore, una dama d’a.; me ne son consigliato con un bibliofilo d’assai (Carducci).