aspetto1
aspètto1 s. m. [dal lat. aspectus -us, der. di aspicĕre «guardare»]. – 1. letter. Atto di guardare, di vedere; sguardo, vista: E la mia donna in lor tenea l’a. (Dante); all’a. di ..., alla vista: all’a. del mostro, si sentì gelare dallo spavento; a primo a. (anche al, di, nel primo a.), a prima vista: così, a primo a., si direbbe un bravo ragazzo. 2. Ciò che appare, che si presenta agli occhi, e il modo con cui si presenta: l’a. del mare, delle montagne; la valle aveva un a. ridente; e poi che nullo Vivente a. gli molcea la cura, Qui posava l’austero (Foscolo); fig.: l’a. di una questione, di un problema; se è così, la faccenda cambia a.; o, con senso più soggettivo, modo di considerare, punto di vista: esaminare una questione sotto tutti gli a.; sotto questo a., l’affare mi sembra conveniente. 3. Con riferimento a persona, figura, sembianza, spec. del volto: Biondo era e bello e di gentile a. (Dante); avere un a. florido, lieto, triste, corrucciato; mutare a.; assumere un a. diverso. Quindi anche apparenza: non si deve mai giudicare una persona dall’a.; all’a. gli darei vent’anni; d’a. sta bene. 4. A. planetarî: in astrologia, posizioni delle coppie di pianeti che intervengono nella formulazione dell’oroscopo (per es., congiunzione, opposizione, quadratura). 5. In linguistica, a. verbale o a. dell’azione verbale, il modo con cui è concepito lo sviluppo dell’azione indicata da un verbo, riguardo alla durata (a. durativo o momentaneo, continuato o puntuale), all’essere compiuta o in corso di svolgimento (a. perfettivo o imperfettivo), all’essere atto iniziale o terminale (a. ingressivo, incoativo, o terminativo, conclusivo), al fatto di verificarsi una volta sola o più volte (a. singolativo o iterativo). In alcune lingue l’aspetto è una categoria grammaticale autonoma (per es., nelle lingue slave, in cui si ha opposizione soprattutto tra le categorie del perfettivo e dell’imperfettivo, del durativo e del momentaneo), oppure espressa da alcuni tempi della flessione (come in greco, dove l’aoristo è momentaneo, mentre il presente e l’imperfetto sono durativi); in altre la distinzione avviene sul piano lessicale, come per es. in italiano, dove l’azione dello «spostarsi» può essere concepita nel suo inizio (partire, che ha aspetto ingressivo), nel suo svolgersi (viaggiare, camminare, che hanno aspetto durativo), o nel suo terminare (arrivare, giungere, di aspetto terminativo, conclusivo, perfettivo).