arte. Finestra di approfondimento
Arti alte e basse - La vasta estensione semantica di questo termine era già tutta nel lat. ars artis, che voleva dire almeno «maniera di agire», «talento», «mestiere», «attività artistica o opera d’arte», «cognizioni teoriche», «cognizioni pratiche o fattura». L’ital. arriverà soltanto molto tardi (approssimativamente col Romanticismo) alla specializzazione di a. senza agg. in senso puramente estetico (a. come arte bella, secondo l’antica dicotomia tra artes liberales ed artes mechanicae), restringendo a termini come mestiere, artigianato, ecc. l’ambito dell’attività manuale, anche priva di intento estetico, prima coperto dalle artes mechanicae. E tuttavia il sign. «basso» di a. permane tuttora in certi proverbi e modi di dire (notoriamente sempre bloccati, cristallizzati, rispetto alla mobilità morfologica e semantica della lingua d’uso), come per es.: impara l’a. e mettila da parte; l’a. di arrangiarsi; a regola d’a.; non avere né a. né parte e sim. Oggi il sign. principale di a. è senza dubbio quello di «arte figurativa» (storia dell’a.; esame di a. moderna; istituto d’a.), dunque ancora più specialistico rispetto al concetto di «arte liberale, ovvero attività e prodotto ai quali la cultura dominante assegna un valore estetico», che comprendeva anche la musica e la poesia. Se si vuole specificare un’arte diversa da quelle figurative, occorre usare un agg.: a. drammatica; a. oratoria; a. poetica. Cristallizzate sono ormai le espressioni figlio d’a., per «figlio di attori», e nome d’a., per «pseudonimo» (soprattutto di attori). I der. e i comp. di a. riflettono tuttora la tripla natura semantica del lemma: a) «arte bella»: artista, artistico; b) «arte meccanica, attività manuale e sim.»: artefice, artiere, artigianale, artigianato, artigiano; c) «modificazione, e spesso peggioramento, di ciò che è in natura»: artefare, artefatto, artificiale, artificio, artificioso. Naturalmente sono sempre possibili travasi da un gruppo all’altro, grazie alle accezioni metaforiche: dunque di un ladro abilissimo si può ben dire che è un artista; così come uno scrittore tecnicamente agguerrito (talora anche a scapito dei contenuti) può essere definito come un artigiano della parola.
Arti e mestieri - Ma vediamo i sinon. disponibili per le accezioni secondarie di a. (visto che l’accezione principale di «arte bella» praticamente non ha sinon. ma soltanto termini più specifici: pittura, scultura, architettura ecc.). Nel senso di «attività umana» a scopo non estetico, a. è talora usato come sinon. di lavoro, mestiere o professione, anche se è d’uso marcato rispetto a questi tre termini: dire che quella del falegname è un’a. punta l’accento sull’abilità e sulle conoscenze necessarie per svolgere quel mestiere. In genere lavoro è il termine dal sign. più ampio e adatto a tutti gli usi, mestiere indica lavori non intellettuali e prevalentemente manuali (di mestiere fa il barista) e professione indica lavori intellettuali o per i quali è solitamente richiesta una laurea (la professione di notaio è assai redditizia). Oppure professione sottolinea il forte coinvolgimento in un’attività (questo signor dottore porta alta la sua professione [C. Goldoni]), mentre lavoro e mestiere sottolineano l’aspetto della fatica, della costrizione ovvero del mero guadagno (per sopravvivere devi trovarti un lavoro al più presto) e talora della mera tecnica senz’arte (il verseggiare altre volte era un talento, oggi è un mestiere [S. Bettinelli]). All’antico sign. di «insieme di cognizioni teoriche e pratiche necessarie per svolgere un’attività» si riconducono gli usi di a. come sinon. di capacità, metodo, pratica e tecnica. Anche qui, però, a. è di solito marcato in senso positivo rispetto ai termini concorrenti: ci vuole un’a. notevole per cucinare come tua madre; l’a. delle api nel costruire alveari. Il valore positivo di a. è confermato nei casi in cui è impiegato come sinon. di bravura, estro, maestria, talento: ha un’a. tutta sua nel trattare con i clienti. Talora a. e tecnica si contrappongono, il primo con accezione positiva, il secondo con accezione negativa: per alcuni l’insegnamento è un’a., per altri una tecnica.
Arti dell’inganno - Rimane da ricordare l’uso di a. in accezione spesso negativa, spec. al plur., come «complesso delle azioni svolte per ottenere uno scopo» (ha sfoderato tutte le sue a. per incantarlo; qui si conviene usare un poco d’a. [Dante]), in partic. l’arte della seduzione: usa ogn’a. la donna, onde sia còlto / ne la sua rete alcun novello amante (T. Tasso). Qui emerge traccia dell’antica polemica tra natura e arte (in poesia è affatto niegato di riuscire con l’a. chiunque non vi ha la natura [G. B. Vico]; si ricordi anche il proverbio: dove manca natura a. procura), con la negatività del secondo polo in quanto «intervento volto spesso a stravolgere, a peggiorare ciò che è in natura». In questo caso il sinon. quasi perfetto è artificio, che tuttavia rimanda con maggior vigore all’eccezionale efficacia e furbizia dei mezzi usati e dell’esito ottenuto. Meno marcati appaiono gli altri sinon.: accorgimento, espediente e risorsa; mentre più marcati nel senso dell’inganno e talora del raggiro sono astuzia, stratagemma e ancor di più trucco.