armonia. Finestra di approfondimento
In senso musicale - Il sign. originario di a. è quello musicale di «azione o prodotto del comporre, accordare, combinare più suoni in modo piacevole all’orecchio»: come viene ad orecchia / dolce a. da organo (Dante). Successivamente l’a. diventerà la «teoria musicale» e anche la «musica in senso lato»: lezioni d’a.; trattato di a.; le leggi dell’armonia. A partire dal Cinquecento, si comincerà a distinguere l’a. dalla melodia, designando la prima una «buona combinazione di suoni in simultaneità» e la seconda una «buona combinazione di suoni in successione». Gran parte della storia della musica cinque-seicentesca ruota intorno alle varie interpretazioni date alla parola a., ora intesa come «musica», ora come «melodia», ora come «accordo polifonico di più voci». Molti equivoci fiorirono, per questo, nel tentativo di ricostruire la prassi musicale dell’antica Grecia, per taluni rigidamente monodica, per altri già polifonica. fin dalle origini greche, il termine, tuttavia, designò anche altri concetti, come «l’equilibrio formale di un’opera poetica», «le giuste leggi», «l’accordo tra più persone», ecc. Nei sign. musicali, a. è spesso sinon. di accordo, consonanza o (più raramente) concordanza: i violini con i fiati non producevano una buona consonanza. Negli antichi trattati musicali, addirittura a. poteva designare anche l’intervallo o l’accordo in senso proprio (a. d’ottava). Attualmente, come si diceva, a. è spesso contrapp. a melodia: alcuni brani di Bellini sono caratterizzati da una melodia felicissima, sempre cantabile, ma carenti come armonia. Un sign. più generale, ma sempre connesso con la musica, in senso proprio o fig., è quello che vede a. come sinon. di eufonia, musicalità: né da te, dolce amico, udrò più il verso / e la mesta a. che lo governa (U. Foscolo).
Metafore - In parte per metafora mediata dalla musica, in parte per antichi usi del termine, a. ha spesso impiego del tutto distante dal linguaggio musicale, per es. come sinon. di equilibrio o di accordo: tra i diversi organi del corpo umano c’è notevole armonia. In campo artistico (ma non solo) può esserci armonia tra i colori, tra le parti di una scultura o gli elementi di una costruzione e, in generale, tra diverse componenti unite insieme (a. dello stile di un componimento poetico; a. tra i settenari e gli endecasillabi). A. può essere sostituito da accordo (il rosa e il celeste non hanno un buon accordo), coerenza (adatto soprattutto tra le parti di un discorso: non c’è coerenza tra il primo e il secondo capitolo), equilibrio (un piatto caratterizzato da un perfetto equilibrio di sapori), euritmia (termine abbastanza specifico e appropriato in contesti che pertengano al ritmo, proprio o fig., per es. il ritmo di una narrazione: esula dall’euritmia del nostro racconto il seguire le varie sorti delle numerose espulse [G. Faldella]), grazia (è il sinon. più generico e anche uno dei più com.: la grazia dei movimenti del ghepardo), proporzione (adatto soprattutto quando si parla di valori e di misure: manca una giusta proporzione tra la lunghezza e la larghezza del cortile). Si può avere a. anche tra idee, sentimenti e sim. e anche tra persone. In tal caso il sinon. più usato, soprattutto per idee e decisioni, è accordo: tra loro c’è un perfetto accordo. Concordia è solenne (la concordia è sparita dalla nostra famiglia [U. Foscolo]) ed è talora impiegato per incontri importanti di idee: dopo anni di guerra fredda si è passati a una relativa concordia tra la politica russa e quella americana. In contesti simili a quest’ultimo, è disponibile, ma più marcato, anche convergenza (che indica un vero e proprio venirsi incontro e quindi un più alto grado di a.). Molto in voga nel linguaggio giorn. odierno è, in ambito politico, concertazione: è necessaria una concertazione tra tutti i partiti. Conformità è ormai termine prevalentemente burocr. e indica talora un accordo più esteriore e formale che affettivamente sentito: è auspicabile una certa conformità tra le nostre e le vostre posizioni, per poter giungere a un accordo vantaggioso per entrambi. Al contrario sintonia, invece, indica un’a. per lo più sentimentalmente motivata: tra i due fratelli c’era una bella sintonia. Per lo più limitati al rapporto tra persone (e non tra idee) sono affiatamento, consonanza e intesa, dove il primo e il terzo termine sono i più comuni, ma con sfumature diverse: l’affiatamento indica un maggior coinvolgimento o comunque un maggior accordo rispetto all’intesa (l’ottimo affiatamento tra gli orchestrali e il direttore; ci vorrebbe un po’ più d’intesa tra l’uomo e la natura [L. Pirandello]), anche se talora intesa può alludere a una complicità che nell’affiatamento di solito manca: si scambiarono uno sguardo d’intesa. Consonanza è più formale e talora lett.: ambi esultavano di scorgere tanta consonanza tra il Cristianesimo e la ragione (S. Pellico).
Locuzioni - A. figura anche in locuz. prep. (in a.) e in perifr. prep. (in a. con) e, come accade di solito in questi casi, il sign. della singola parola viene così ora accentuato ora attutito: nella frase i due coniugi vissero in a. per i primi tre anni di matrimonio, in a. indica una profonda intesa e anche una serenità, tanto da poter essere sostituito con in pace o (ma con un sign. meno intenso) in accordo. Ancora più accentuato dal punto di vista della vicinanza di idee e sentimenti è sulla stessa lunghezza d’onda, metafora radiofonica (che ha rivitalizzato anche sintonia e sintonizzare: sintonìzzati sulle mie idee) pertinente soprattutto al linguaggio giovanile e dei mezzi di comunicazione di massa. In a. con è di solito un modo più formale per dire secondo, d’accordo con: operò in a. con le linee del governo. In conformità a sfuma ulteriormente il concetto di armonia ed è limitato per lo più a un accordo del tutto esteriore: egli si comportò in c. ai patti del nostro contratto (I. Svevo).