armonia
armonìa s. f. [dal lat. harmonĭa, gr. ἁρμονία, affine a ἁρμόζω «comporre, accordare»]. – 1. a. Consonanza di voci o di strumenti; combinazione di accordi, cioè di suoni simultanei (per estens., anche associazione di suoni successivi), che produce un’impressione piacevole all’orecchio e all’animo: come viene ad orecchia Dolce a. da organo (Dante); Passero solitario, alla campagna Cantando vai finché non muore il giorno; Ed erra l’a. per questa valle (Leopardi); un’a. soave, celeste, delicata, flebile, ecc. b. In senso più tecnico, pratica e teoria della formazione e concatenazione degli accordi musicali, secondo una concezione polifonica della musica, nella quale lo sviluppo del discorso tematico si realizza in una successione non di suoni singoli ma di accordi, cioè di più suoni prodotti simultaneamente: lo studio dell’a.; lezioni, trattato di a.; le leggi dell’armonia. Nell’antichità classica, il termine era usato come equivalente di modo (o scala): a. dorica, frigia. 2. Per analogia, riferito alla parola non modulata nel canto, l’impressione gradevole che risulta, nella prosa e nel verso, da un musicale accostamento di suoni, accenti, pause: a. dello stile, del periodo; l’a. d’una strofa; Né da te, dolce amico, udró più il verso E la mesta a. che lo governa (Foscolo). A. imitativa, accorgimento retorico, simile all’onomatopea, per cui si cerca di riprodurre, con gli elementi fonici delle parole, l’impressione acustica di ciò che le parole stesse rappresentano con il loro contenuto semantico (per es., «Chiama gli abitator de l’ombre eterne Il rauco suon de la tartarea tromba ...», T. Tasso, Ger. Lib. IV, 3, vv. 1-2), o, attraverso suggestioni acustiche, la sensazione immediata della rapidità, di un movimento (per es., «Ed el sen gì, come venne, veloce», Dante, Purg. II, 51) o della lentezza (per es. «e cantando vanìo Come per acqua cupa cosa grave», Dante, Par. III, 122-23). 3. a. Con sign. più ampio, proporzione, conveniente accordo di più parti o elementi: l’a. dell’universo o a. cosmica; l’a. del corpo umano. Nella concezione filosofica di Leibniz, a. prestabilita, la legge predisposta da Dio all’atto della creazione, che regola il rapporto tra le sostanze spirituali che compongono il mondo (monadi), ciascuna delle quali contiene in sé come rappresentazione, implicita o esplicita, la totalità delle altre, e svolge tale rappresentazione in modo corrispondente allo svolgersi di quelle di tutte le altre, pur senza influire direttamente su di esse e senza subirne l’influsso. b. In architettura, proporzionata corrispondenza tra le parti principali e le secondarie, e tra i singoli membri architettonici e l’intero; in pittura e scultura, conveniente disposizione delle figure nell’insieme dell’opera: a. di linee, di forme; a. di colori o a. cromatica, accordo di colori ottenuto accostando toni diversi o anche, nella forma più semplice, toni di una stessa gamma o gradazioni diverse di un solo tono. c. Accordo, conformità, in senso generico: a. di pensiero e di azione; a. dei fatti con le parole; in a. con, d’accordo con, in conformità a: agire in a. con i proprî principî; prendere provvedimenti in a. con le disposizioni generali. In partic., a. evangelica, accordo tra i quattro Vangeli canonici, spec. tra i sinottici, dimostrato sia mediante tavole in cui vengono messi a raffronto i passi relativi al medesimo episodio, sia componendo un racconto unico, in cui varî episodî sono fusi insieme, secondo uno schema cronologico e con procedimenti che possono andare dalla rielaborazione letteraria a un vero e proprio lavoro d’intarsio di frasi e di parole. 4. fig. Concordia di sentimenti e di opinioni tra più persone: essere, stare, vivere in a. o in buona a., in pace, in perfetto accordo; tra suocera e nuora non c’è (o non regna) buon’a.; turbare l’a. di una famiglia, di un gruppo d’amici.