argilla
s. f. [lat. argilla, che è dal gr. ἄργιλος, ἄργιλλος]. – 1. Roccia sedimentaria clastica costituita da minutissimi granuli, formati essenzialmente da silicati idrati di alluminio a struttura lamellare (detti minerali argillosi), da quarzo, ecc.; impastata con acqua, dà una massa plastica che mantiene forma e coesione anche dopo l’essiccamento. Le argille trovano larghissimo impiego nell’industria del cemento, dei laterizî, delle ceramiche, delle porcellane. In partic., a. grassa, in contrapp. a a. magra, quella che contiene un’elevata quantità di minerali argillosi; a. marnosa (o marna), contenente quantità notevoli di carbonato di calcio; a. attivata, argilla cui sono state indotte proprietà adsorbenti mediante trattamento con acido solforico o cloridrico; a. scagliosa, quella che, in seguito a sollecitazioni meccaniche, ha assunto una notevole suddivisibilità (scagliosità); a. smettica (o terra da follone o bentonite), a plasticità elevatissima e grande potere legante, capace di adsorbire notevoli quantità d’acqua e di scambiare le proprie basi (calcio, sodio, potassio, magnesio) con quelle delle soluzioni con cui viene in contatto. 2. In senso fig., indica talora il corpo umano (con allusione al racconto biblico della creazione): la mortale a.; E Tu degnasti assumere Questa creata a.? (Manzoni). 3. fig. Gigante dai piedi d’a., locuz. riferita, oltre che a paesi e nazioni, anche a imprese, progetti e sim., spec. in ambito industriale, economico, politico, ispirati a idee ambiziose ma strutturalmente deboli, tanto da rischiare il fallimento di fronte a improvvise difficoltà.