argenteo
argènteo agg. e s. m. [dal lat. argenteus]. – 1. agg. a. Di argento: calice a., monete argentee. Codice a., in partic. il codice di 187 fogli, che conserva la massima parte di quanto è giunto a noi della versione gotica del Nuovo Testamento, fatta nel 4° sec. dal vescovo goto Ùlfila: così detto perché scritto con lettere d’argento. b. Che ha il colore, l’aspetto o la lucentezza dell’argento: l’a. raggio della luna; la superficie del lago aveva riflessi a.; Velo a. par la nebbia su ’l ruscello che gorgoglia (Carducci); per quanto i fili a. sulla sua testa fossero più numerosi che in quella della sorella (Palazzeschi). In zoologia, membrana a., membrana epiteliale dell’occhio dei pesci provvista di cristalli di guanina, di aspetto argenteo, situata internamente alla sclerotica; serve a riflettere i raggi luminosi che giungono sulla retina. c. fig. Periodo a.: nei manuali scolastici, secondo una divisione convenzionale ormai superata, il periodo della letteratura latina compreso fra la morte di Augusto e la morte di Traiano (14-117 d. C.), successivo al periodo detto aureo e ad esso considerato inferiore nel campo stilistico. 2. s. m. Il denaro d’argento (lat. argenteus, sottint. denarius), che tra le monete argentee, con la decadenza del quinario e la sparizione del sesterzio, ebbe nell’età imperiale romana la prevalenza; la sua coniazione, dal 15 a. C. in poi, fu riservata all’imperatore.