apportare
v. tr. [lat. appŏrtare, comp. di ad- «presso» e portare «portare»] (io appòrto, ecc.), letter. – Portare, recare: quel [il Sole] ch’apporta mane e lascia sera (Dante); a. nuove forze, nuove energie; a. il proprio contributo in un’impresa. Più com., di notizie: Onde vien’, figlio, o qual n’apporti nuove? (Poliziano); Parve un tuono la voce, e ’l ferro un lampo Che di folgor cadente annunzio apporte (T. Tasso); e usato assol. (col sign. di rapportare, riferire): e s’altri non ci apporta, Nulla sapem di vostro stato umano (Dante). Anche, sinon. di recare col sign. di cagionare, produrre: le tue parole gli hanno apportato qualche sollievo; la medicina non gli ha apportato alcun giovamento; col suo dir m’apporta Dolcezza (Petrarca); sono visitato dall’impressione, oh purtroppo solo un’impressione, che sarò capace di a. qualche mutamento alla mia vita (Carlo Coccioli); o di preannunciare: si riteneva che l’apparire d’una cometa apportasse guerre e calamità.