appendere
appèndere v. tr. [lat. appĕndĕre «pesare» poi «appendere», comp. di ad- e pendĕre «pesare, sospendere»] (pass. rem. appési, appendésti, ecc.; part. pass. appéso). – Fissare un oggetto a un elemento di sostegno, appoggiandolo, legandolo o altrimenti fermandolo ad esso, in modo che resti rialzato da terra o da altro piano orizzontale: a. il cappotto all’attaccapanni, a. i vestiti nell’armadio; a. un quadro, il calendario, un cartello, un avviso (al muro o ad altro supporto, mediante chiodi, gancetti, ecc.); a. il lampadario al soffitto, a una volta (mediante apposito gancio); a. il paiolo alla catena del camino; a. le salsicce a seccare; a. la medaglia al petto del generale, ecc.; anche di oggetti che si sospendono come offerte: a. un voto, e a. qualcosa in voto; il tuo Sacerdote, o Talia, che a te cantando Nel suo povero tetto educò un lauro Con lungo amore, e t’appendea corone (Foscolo). Nel linguaggio sport., fig., a. la bicicletta, i guantoni, e sim., con riferimento a un atleta, ritirarsi dall’attività agonistica, spec. per ragioni di età. Con accezione partic., impiccare: a. alla forca, a un albero; anche assol., a. qualcuno per il collo, per le gambe. Nel rifl., appendersi al collo di qualcuno, buttargli le braccia al collo abbracciandolo strettamente. ◆ Part. pass. appéso anche come agg., attaccato, sospeso: v’erano dei prosciutti appesi al soffitto; raddrizzare i quadri appesi alla parete; Alle fronde dei salici, per voto, Anche le nostre cetre erano appese (Quasimodo).