apicale
agg. [der. di apice]. – 1. Che si riferisce all’apice di un organo: a. In medicina: infiltrato a., dell’apice del polmone; granuloma a., all’apice di una radice dentaria; segmento o zona a., il parenchima del lobo polmonare superiore, aerato dal bronco a. e dai suoi rami. b. In botanica: gemma a. o terminale, la gemma che sta all’apice di un caule (contrapp. a laterale); ramificazione a., dicotomia. 2. a. Più genericam., che sta all’apice, cioè al punto più alto: foro a., foro circolare praticato al centro della calotta del paracadute, e circondato da un cordone elastico che ne varia automaticamente il diametro a seconda della pressione aerodinamica che si esercita sulla superficie del paracadute. b. In senso fig., che costituisce il (o sta al) vertice di una serie ascendente; in partic., nel linguaggio amministr. e burocr., posizione a. (e analogam. grado, qualifica, funzione a., e sim.), la posizione che rappresenta il livello funzionale e retributivo più alto (in contrapp. alla posizione iniziale e a quelle intermedie) di una carriera, di un ruolo, o di una determinata fascia di quella carriera o di quel ruolo. 3. In fonetica, articolazione a., consonanti a., articolazione delle consonanti ottenuta mediante applicazione della punta della lingua contro i denti (consonanti interdentali, per es. ingl. th sordo e sonoro; postdentali, per es. ital. t, d, s e z sorde e sonore), contro le gengive dell’arcata dentaria superiore (consonanti alveolari, per es. ital. l, n, r), contro il palato duro (consonanti retroflesse, dette anche invertite o cacuminali o cerebrali, per es. t e r nella pronuncia siciliana di tre).