antisnobismo
s. m. Rifiuto di atteggiamenti snobistici. ◆ L’umiliazione che suscita, oggi, vedere nei reality show povere persone che si rinfacciano urlando poveri peccati d’amore, o si assestano il reggipetto smoccolando come le concorrenti del Grande Fratello, è la diretta emanazione dello sdoganamento ipocrita di figure come la signora [Vanna] Marchi, e di tutte le altre macchiette caciarone e avvilenti che un malinteso antisnobismo ha promosso a campionatura del Gusto Popolare. (Michele Serra, Repubblica, 4 febbraio 2002, p. 1, Prima pagina) • «Non sono snob né quando amo i film di [Jean-Luc] Godard né quando scelgo quelli del mio amico Paul Thomas Anderson o cito gli italiani, da Duccio Tessari a Lucio Fulci a Giuliano Gemma». Anche per questo antisnobismo ha sempre difeso i talenti della produzione di serie B? «Non esiste un cinema di serie A o Z, per me non esistono assolutamente bandiere e nazionalismi nel cinema, sono fautore di ogni commistione, a cominciare da quella futura che mi auguro EuroAmerican Panasiatica con aromi australiani, africani» [Quentin Tarantino intervistato da Giovanna Grassi]. (Corriere della sera, 10 maggio 2004, p. 33, Spettacoli).
Derivato dal s. m. snobismo con l’aggiunta del prefisso anti-.
Già attestato nella Repubblica del 31 marzo 1989, p. 15, Politica estera (Sandro Viola), nella variante grafica anti-snobismo.