annullare
v. tr. [dal lat. tardo annullare, der. di nullus «nullo»]. – 1. a. Dichiarare nullo, privare di ogni effetto e validità: a. un ordine, una disposizione, un testamento; a. un contratto, un matrimonio; a. una nomina, un’elezione; a. un compito, una prova d’esame; a. un gol (da parte dell’arbitro, in una partita di calcio, per «fuori gioco» o per altro fallo); a. una ricevuta, un biglietto di viaggio, ecc.; a. un francobollo, togliergli il valore facciale con la sovraimpressione del timbro postale (analogam., a. una marca da bollo, con un timbro o una scritta). Rifl. reciproco: disposizioni contrastanti che si annullano a vicenda. Per i riferimenti giuridici, v. annullamento. b. Togliere efficacia: a. i benefici effetti; a. gli sforzi compiuti; il suo intervento annulla la mia autorità. 2. a. non com. Ridurre a nulla, annientare, distruggere: [la morte] ogni gran dolore, Ogni gran male annulla (Leopardi). Nel rifl. e intr. pron., dissolversi, perdere la propria individualità: E il dolce canto s’annullò nell’aria (Pascoli); annullarsi in Dio, nella vita dell’universo. b. In matematica, ridurre a zero, uguagliare a zero e, nell’intr. pron., divenire uguale allo zero: detto, in partic., di polinomî, di funzioni di una o più variabili, ecc. ◆ Part. pass. annullato, anche come agg.: un francobollo annullato.