annichilire
(ant. annichilare) v. tr. [dal lat. tardo annihilare, der. di nihil, nihilum «niente», col pref. ad-; cfr. la locuz. lat. ad nihilum redigere] (io annichilisco o annìchilo, tu annichilisci o annìchili). – 1. Ridurre al nulla, annientare, distruggere: a. la personalità di qualcuno; è cagione che si annichiliscano le manifatture interne proporzionevolmente al crescere la stima dell’estere (Genovesi). Usato spec. nel senso fig. di abbattere, confondere, umiliare profondamente, togliendo ogni volontà e capacità di reazione: il rifiuto lo ha annichilito; lo annichilì con una sola occhiata; era annichilito dalle notizie. 2. a. rifl. e intr. pron. Ridursi a niente, andare distrutto: ogni cosa si muta, nulla si annichila (G. Bruno); e che ’l moto impressogli va continuamente scemando, sì che finalmente si annichila (Galilei). b. fig. Umiliarsi profondamente, annientarsi: si è annichilita all’ombra del marito. c. In fisica, subire l’annichilazione. ◆ Part. pass. annichilito, anche come agg., nei sign. fig. del verbo: di fronte alle prove evidenti della sua colpevolezza, rimase annichilito; era annichilito dalla vergogna, dal senso di colpa, dallo stupore.