altero
altèro (ant. o poet. altièro) agg. [der. di alto1]. – 1. ant. Alto, elevato: il castello Ch’or mostro a voi su questo altiero scoglio (Ariosto). 2. fig. a. Maestoso: portamento a.; o anima lombarda, Come ti stavi a. e disdegnosa (Dante); dignitoso: de’ Numi è dono Servar nelle miserie a. nome (Foscolo). b. Fiero: movimento che lasciava trasparire un non so che d’a. e d’inquieto (Manzoni); sola Sei del tuo sesso a cui piegar sostenni L’a. capo (Leopardi); orgoglioso, superbo, riferito sia a persona, sia a ciò che rivela consapevolezza della propria superiorità: un uomo a.; parole a.; atteggiamento, sguardo a.; un incedere a., un’andatura a.; modi a. e sprezzanti; lo infastidiva l’espressione di quella signora a. che guardava superbamente il mondo come se avesse in gran dispetto le cose terrene (Antonio Tabucchi); letter., essere, andare a. di qualche cosa, andarne superbo: armi Guarnite d’oro, onde va Turno a. (Caro). c. letter. Sdegnoso, non disposto a cedere (spec. di donna, nell’amore): se a’ miei prieghi l’altiero vostro animo non s’inchina (Boccaccio); Ah quante ninfe per lui sospirorno! Ma fu sì a. sempre il Giovinetto, Che mai le ninfe amanti nol piegorno (Poliziano). ◆ Avv. alteraménte, in modo altero, e cioè con fierezza, o con orgoglio, con superbia più o meno arrogante o sprezzante.