allegro /a'l:egro/ [lat. ✻alĕcer alĕcris (poi ✻alècris), dal lat. class. alăcer -cris "animoso, vivace"]. - ■ agg. 1. a. [che sente e dimostra allegria: un uomo, un carattere a.] ≈ contento, di buon umore, felice, festoso, gaio, giocondo, gioioso, gioviale, giulivo, ilare, lieto. ↑ esultante, raggiante, su di giri. ↓ spensierato. ↔ (fam.) abbacchiato, abbattuto, afflitto, amareggiato, avvilito, cupo, demoralizzato, depresso, (fam.) giù di corda, incupito, infelice, malinconico, mesto, scontento, triste. ↑ accorato, affranto. ↓ pensieroso, preoccupato. ‖ accigliato, corrucciato, imbronciato. b. (estens.) [che rivela leggerezza: spese a.] ≈ irresponsabile, leggero. ↑ avventato, sconsiderato, scriteriato. ↔ accorto, avveduto, giudizioso, oculato, posato, sagace, saggio, serio. ● Espressioni: eufem., donnina allegra → □. c. (scherz.) [leggermente ubriaco] ≈ alticcio, brillo. ↑ (pop.) ciucco, (lett.) ebbro, (fam.) sbronzo. ↔ sobrio. 2. a. [che mette allegria] ≈ brioso, divertente, piacevole, vivace. ↑ esilarante, spassoso. ‖ buffo, comico. ↔ avvilente, deprimente, triste. ↑ funereo, lacrimevole, tetro. b. [ricco di vivacità: suoni, colori a.] ≈ brioso, caldo, vivace. ↔ cupo, freddo, grigio, smorto, spento. ↑ funereo, tetro. c. [di luogo piacevole: a. vallate] ≈ accogliente, ameno, gaio, ridente. ↔ cupo, triste. ↑ funereo, lugubre, sinistro, tetro. ■ s. m. (mus.) [tempo musicale] > andante, allegretto, allegro. □ donnina allegra [donna che esercita la prostituzione o che è giudicata simile alle prostitute, anche come epiteto ingiurioso] ≈ (volg.) bagascia, (volg.) baldracca, (eufem.) buona donna, cocotte, (eufem.) cortigiana, (spreg.) donnaccia, donna da marciapiede (o di malaffare o di strada o di vita o, eufem., di facili costumi), (gerg., non com.) gigolette, (merid.) malafemmina, (region., volg.) mignotta, prostituta, (lett.) putta, (volg.) puttana, (lett.) sgualdrina, (volg.) troia, (spreg.) vacca, (region., volg.) zoccola. [⍈ FELICE]
allegro. Finestra di approfondimento
Persone allegre - Si dice a. in primo luogo chi è o mette di buonumore, per abitudine o particolare circostanza: oggi mi sento proprio a.; eri tanto a. poco fa! (I. Nievo); non dico che suo fratello non fosse un giovinotto a. e simpatico: tutt’altro (E. De Marchi). Tra i sinon. di a., contento è il meno marcato, gaio, giocondo e gioioso sono leggermente meno com., mentre felice, lieto, festoso, giulivo e ilare (gli ultimi tre meno com.) indicano un grado più intenso di appagamento. Inoltre, contento, felice e lieto, a differenza di a., sono impiegati anche in accezione estens. e in espressioni cristallizzate, per es. nelle presentazioni e in altre circostanze: sono contento di vederti sistemato; felice (o lieto) di conoscerti; lieto di apprendere una notizia. Un uso più limitato ha gioviale, che è di solito impiegato nel senso di «che ha un carattere affabile, ben disposto verso gli altri, spensierato e sim.» e indica più una condizione permanente che occasionale (sarebbe bizzarro un enunciato come: quello che mi hai detto mi fa sentire gioviale): Gemmati era un bel giovanotto, tagliato un po’ grossolanamente, ma gioviale, spiritoso e simpatico (G. Verga). Tutti questi agg. (con qualche restrizione per contento e felice, che poco si addicono al carattere o ai modi) si riferiscono non soltanto a persone, ma anche a caratteri, modi, sguardi e sim.: occhi gai; carattere giocondo; modi gioviali; voce lieta.
Cose, momenti e luoghi allegri - Non tutti gli agg. sopra elencati si addicono soltanto alle persone e al loro carattere. A. può essere anche un momento (anche felice e lieto), un luogo, uno spettacolo e sim.: diteci voi qualche cosa di a. (C. Goldoni); il tempo mi divorò i momenti felici (U. Foscolo); uno dei più lieti episodii della nostra felicità primitiva (G. D’Annunzio). Più a luoghi e situazioni, o anche a colori, suoni, voce ecc., si riferisce invece brioso: Col marito non vi è bisogno di fare la conversazione briosa (C. Goldoni). Tutti gli altri agg. sono prevalentemente relativi alla persona.
Sia le persone sia le cose (momenti, luoghi ecc.) possono essere a., divertenti, piacevoli e vivaci, con diverse sfumature. L’uso più ristretto è senza dubbio quello di vivace che, qualora si riferisca a un adulto, ne indica certa prontezza di spirito, loquacità e acutezza intellettuale (ed è quindi più specifico, e anche più positivo, del semplice a.): era intelligente, vivace, amava di parlare molto e la sua faccia pallida da sofferente le aveva subito conquistata la simpatia di Alfonso (I. Svevo). Se riferito a un bambino, vivace può talora essere un sinon. eufem. di cattivo o maleducato: i miei figli sono troppo vivaci per lasciarli con la nonna; il ragazzo, veramente, era troppo vivace, faceva il prepotente, attaccava lite coi compagni (F. De Roberto). Divertente è ciò che (o, più raram., chi) provoca un’allegria talora più spensierata e legata al riso: ho letto un racconto davvero divertente; i tuoi amici sono molto divertenti. Piacevole è invece più generico degli altri agg. ed è meno legato al riso e all’allegria e più a un semplice piacere: la sua compagnia è estremamente piacevole.
In quanto mettono allegria, anche i suoni, i colori e varie altre sensazioni, percezioni e sentimenti possono essere definiti allegri. Un colore allegro sarà detto anche gaio, sgargiante, vivace, vivo: con le mantelline nuove e i fazzoletti dai colori più sgargianti (L. Pirandello). Un suono può essere anche gaio e lieto: quella melodia risuonava gaia per tutta la casa.
Contrari - Il contr. più com. di a. è triste, valido in quasi tutte le accezioni. Più dei sinon., i contr. di a. appaiono ben distribuiti tra i due sign. «che prova tristezza» e «che comunica tristezza», anche con coppie di opposti con la medesima radice: avvilito/avvilente; demoralizzato/demoralizzante; depresso/deprimente; scoraggiato/scoraggiante: Era avvilito di doversi scusare come uno scolaretto (I. Svevo); s’era ridotto in quella misera, avvilente condizione di galoppino (L. Pirandello). Inoltre, un gran numero di agg. si riferisce esclusivam. a persona (o a stato d’animo, voce, sguardo e sim.): abbacchiato, abbattuto, afflitto, amareggiato, giù di corda, incupito, scontento. Invece cupo, infelice, malinconico e mesto si adattano anche a cose, luoghi, situazioni e altro: si videro tutti e due, nella notte, sperduti in quel lungo, ampio viale deserto e malinconico (L. Pirandello).