alcaico
alcàico agg. e s. m. [dal lat. alcaicus, gr. ἀλκαϊκός] (pl. m. -ci). – Del poeta greco Alceo (7°-6° sec. a. C.), rappresentante, insieme con la poetessa Saffo a lui contemporanea, della «lirica eolica»: la poesia alcaica. In partic., nella metrica classica, strofe a., o metro a., la strofe, frequente nei frammenti a noi giunti del poeta, formata da 4 versi: 2 endecasillabi a. (schema ⌣̅–́⌣–́⌣̅–́⌣⌣–́⌣⌣̲), 1 enneasillabo (⌣̅–́⌣–́⌣̅–́⌣–́⌣̅), 1 decasillabo a. (–́⌣⌣–́⌣⌣–́⌣–́⌣̅); ripresa e foggiata in modo più rigoroso da Orazio, è stata riprodotta anche nella poesia italiana, fra gli altri dal Chiabrera e spec. dal Carducci. Con uso sostantivato, al masch., l’alcaico, il verso alcaico: a. maggiore, verso usato da Alceo in successione di versi uguali, composto di due gliconei più una clausola digiambica (schema –́⌣̅–́⌣⌣–́⌣–́||–́⌣̅–́⌣⌣–́⌣–́||⌣̅–́⌣–́); al femm., l’alcaica, strofe alcaica, ode alcaica, cioè in metro alcaico.