affiggere
affìggere v. tr. [dal lat. affigĕre, comp. di ad- e figĕre «attaccare»] (io affiggo, tu affiggi, ecc.; pass. rem. affissi, affiggésti, ecc.), letter. – 1. a. Fissare, attaccare: a le paterne Are affiggean le belle armi (Carducci); spec. di manifesti, bandi, proclami e sim., che si espongono al pubblico: a. un avviso; l’ordinanza fu affissa in tutte le piazze. b. estens. Conficcare: a. la lancia nel petto dell’avversario; più com., fissare (gli occhi e sim.): Affiggi in lei l’indagator tuo sguardo (Alfieri); applicare strettamente: all’adorata destra Le fredde labbra supplicando affisse (Leopardi). 2. rifl. a. Attaccarsi, fissarsi: Questa ultima parola al cor s’affisse A Manfredonio, udendo la donzella (Pulci). b. Fissare lo sguardo, o, fig., la mente, il pensiero: Vidi [Beatrice] ... riguardar nel sole; Aguglia sì non li s’affisse unquanco (Dante). c. Fermarsi: Poco più oltre il centauro s’affisse (Dante). ◆ Part. pass. affisso, anche come agg. e s. m. (v. la voce).