afferrare
v. tr. [der. di ferro; propr. «impugnare un ferro»; nel sign. 3, da ferro nel sign. di «àncora»] (io affèrro, ecc.). – 1. Prendere e tener forte: a. qualcuno per le mani, per le vesti, per il collo; a. un coltello, una spada; fig., a. l’occasione, a. il destro, cogliere il momento opportuno. Rifl., attaccarsi, sostenersi con forza: si afferrò disperatamente allo scoglio; fig., afferrarsi a ogni appiglio, al più piccolo pretesto. 2. fig. Intendere (con l’orecchio o con la mente), comprendere: non riesco ad a. quel che dice; a. il senso di una frase; a. a volo un’allusione; a. il concetto, il pensiero altrui. 3. tr. e intr., ant. Calare l’ancora, e quindi ancorarsi, approdare: abbiam finalmente afferrata quella terra (Algarotti); al tempo stesso il Doria afferrava nel porto di Tolone con l’armata (Botta); con il secondo uso, anche afferrarsi rifl.: affèrrati dove vuoi; affèrrati dentro all’isola (in antichi portolani). ◆ Part. pres. afferrante, anche come agg., in araldica, attributo degli uccelli rapaci in atto di afferrare la preda con gli artigli.