adorare
v. tr. [dal lat. adorare, comp. di ad- e orare «pregare»; propr. «rivolgersi con preghiere»] (io adóro, ecc.). – 1. a. Rendere culto alla divinità (o comunque a esseri divinizzati, e a tutto ciò che rappresenta simbolicamente la divinità e a questa è sacro) col gesto rituale dell’adorazione (atteggiamento prosternato o posizione in ginocchio, genuflessione, inchino, ecc.) e col sentimento di amore reverenziale che in quel gesto si esprime: a. Dio; a. gli idoli; gli Ebrei adorarono il vitello d’oro; a. il Ss. Sacramento; Il gran Sepolcro adora, e scioglie il voto (T. Tasso); assol.: era prostrato nell’atto di chi adora; anticam. anche con compl. di termine: E s’e’ furon dinanzi al cristianesmo, Non adorar debitamente a Dio (Dante). b. Più genericam., riconoscere e venerare una divinità: i monoteisti adorano un dio solo, i politeisti adorano più dèi. 2. estens. a. Inchinarsi (in senso proprio e fig.) davanti a persona o cosa in atto di ossequio e di omaggio: Salve, dea Roma!... adoro i tuoi sparsi vestigi (Carducci). Anche dei cardinali che rendono omaggio al pontefice di nuova elezione: inginocchiatiseli ai piedi l’adorarono per Papa (B. Segni). b. Amare teneramente e con grande trasporto: a. i genitori, i propri figli; suo marito l’adora. c. Avere grande passione per qualcosa, o profonda ammirazione per qualcuno, apprezzare enormemente: a. l’arte, la poesia, la musica; è un poeta che adoro; adoro prendere il sole; adora vivere al mare. 3. intr., ant. Pregare: O milizia del ciel cu’ io contemplo, Adora per color che sono in terra Tutti svïati dietro al malo essemplo! (Dante). ◆ Part. pres. adorante, anche come agg.: una folla adorante, in atteggiamento di adorazione. ◆ Part. pass. adorato, anche come agg., che è oggetto d’adorazione, di grande amore: la mamma adorata; i miei adorati nonni.