Poeta polacco (Parigi 1812 - ivi 1859); quando a 17 anni si recò da Ginevra in Italia, aveva già scritto alcuni racconti storico-romantici e parecchi articoli nella Bibliothèque universelle. Dopo l'insurrezione polacca (1831) si recò a Pietroburgo, obbedendo al padre, divenuto generale dell'esercito russo; ma poi ritornò nell'Occidente dove, vagando tra le capitali e i luoghi di cura, trascorse buona parte della sua vita, che, pur ricca di amori (Listy do Delfiny Potockiej "Lettere a Delfina Potocka", 1830) e di amicizie (Listy do Ciezkowskiego, pubbl. 1912), fu estremamente tormentata: per le non buone condizioni di salute, per l'impossibilità di agire nel campo politico e per la difficoltà di dare un'adeguata espressione artistica alle sue aspirazioni poetiche. Le due opere principali di K., Nieboska Komedia ("La non Divina Commedia", 1835) e Irydion (1836), raffigurano, in forma drammatica, due diversi aspetti della lotta eterna tra le forze che nascono e le forze che tramontano. La fede messianica nella risurrezione della patria e nella rigenerazione universale, adombrata nell'Irydion, raggiunge accenti di alta poesia in Przedświt ("Prealba", 1843) e riecheggia ancora nell'ottimismo religioso, ma anche polemico, che pervade i Psalmy przyszłości ("Salmi dell'avvenire", 1845).