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ZOROBABEL

di Giuseppe Ricciotti - Enciclopedia Italiana (1937)
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ZOROBABEL

Giuseppe Ricciotti

Personaggio che appare a capo degli Ebrei che dall'esilio babilonese fecero ritorno a Gerusalemme.

Il suo nome è scritto in ebraico Zĕrubbabel (greco Ζοροβάβελ), ed è probabilmente il babilonese Zēr-Bābili, "progenie di Babel". È detto (Aggeo, I,1, 12; Esdra, III, 2, 8, ecc.) figlio di Salathiel, che era figlio di Joachin (Jechonia) re di Giuda. Era dunque di stirpe regia. La sua attività fra i Giudei rimpatrianti viene descritta dai documenti, in maniera così simile a quella di un personaggio chiamato Sheshbassar (Volgata: Sassabasar), da aver provocato la supposizione che i due nomi designino lo stesso individuo; anche il nome Sheshbassar è di origine babilonese, da ridursi probabilmente alla forma Shamash-abal-usur. Inoltre, lungo il racconto degli avvenimenti, entra in scena anche un funzionario dell'amministrazione persiana che riceve l'appellativo comune di tirshātā, ed esplica anch'esso un'attività integrativa con quella di Sheshbassar-Zorobabel. Essendo assai probabile che l'appellativo tirshātā sia il titolo onorifico a cui aveva diritto il governatore persiano di Gerusalemme, vi è stato chi ha concluso che Sheshbassar, Zorobabel e tirshātā designino lo stesso individuo. Altri invece ritengono che almeno Sheshbassar e Zorobabel siano due personaggi differenti: e ciò, sia per una particolare interpretazione della narrazione, sia perché si comprenderebbe come un giudeo durante l'esilio babilonese ricevesse un nome babilonese oltre al suo giudaico (cfr. Daniele, I, 7), ma non che ne ricevesse due babilonesi come sono egualmente Sheshbassar e Zorobabel. Noi ci limiteremo all'esposizione dei dati di fatto.

Quando la carovana dei rimpatrianti, che sommavano a 42.360 persone, si mise in viaggio da Babilonia alla volta di Gerusalemme, ne stava a capo Zorobabel (Esdra, II, 2; III, 2); mansioni di particolare fiducia ricevette anche Sheshbassar, che prese in consegna da Ciro il Grande i vasellami d'oro del tempio che erano restituiti ai rimpatrianti. E in realtà, se Zorobabel era di stirpe regia (v. sopra), anche Sheshbassar è chiamato "principe di Giuda" (Esdra, I, 8); come più tardi sono chiamati "governatore" tanto il primo (Aggeo, I,1) quanto il secondo (Esdra, V, 14). Giunta la carovana a Gerusalemme, la sua prima preoccupazione fu quella di ricostruire il tempio, centro della vita nazionale, che ancora giaceva in rovina e le fondamenta di questo tempio furono gettate sia da Sheshbassar (Esdra, V, 16), sia da Zorobabel una prima volta (Esdra, III, 8) e attraverso le molte difficoltà una seconda volta (Esdra, V, 2; Aggeo, I, 14; Zaccaria, IV, 9).

Checché sia di tale questione, certo Zorobabel fu un grande animatore dei suoi connazionali in mezzo alle gravissime difficoltà incontrate per il risorgimento nazionale. Ottenuta la libertà da Ciro la carovana era partita da Babilonia nel 537 a. C., e giunta in patria si era messa subito al lavoro di riorganizzazione; dopo un periodo di sistemazione individuale, il settimo mese dopo l'arrivo i rimpatriati rialzarono in mezzo alle rovine del tempio l'altare per ricominciare il culto israelita. Quindi, dopo gravosi preparativi, s'iniziò anche la ricostruzione del tempio stesso; ma furono tante le difficoltà, dovute sia all'ampiezza dell'impresa sia alle ostilità dei popoli circonvicini, che poco dopo i lavori furono sospesi. In tale stato rimasero per circa 16 anni, allorché la parola dei profeti Aggeo e Zaccaria riaccesero il fervore di Zorobabel e dei rimpatriati: la ricostruzione fu ripresa e, nonostante altri ostacoli anche da parte degli ufficiali persiani dapprima ostili e poi favorevoli, fu terminata. Ciò avvenne nel 516 a. C.; dopo questo fatto, fondamentale per la storia ebraica, non sappiamo più nulla di Zorobabel.

Z. è nominato nelle genealogie di Gesù Cristo (Matteo, I; Luca, III), come suo antenato; occupa anche gran parte dei racconti dell'apocrifo greco III Esdra, che ha notevoli divergenze, cronologiche e aneddotiche, dall'Esdra canonico.

Bibl.: Oltre alle storie generali degli Ebrei (v. ebrei), cfr. A. Van Hoonacker, Zorobabel et le second Temple, Gand 1892; id., Nouvelles études sur la restauration juive, Lovanio 1896; J. Nikel, Die Wiederherstellung des jüdischen Gemeinewsens, Friburgo 1900; J. Gabriel, Zorobabel. Ein Beitrag zur Geschichte der Juden in der ersten Zeit nach dem Exil, Vienna 1927.

Vedi anche
giudaismo Religione del popolo ebraico e insieme della sua cultura. Il termine è usato dagli studiosi per definire l'ebraismo a partire dal 6° sec. a.C., cioè dal tempo dell'esilio babilonese e della restaurazione in Palestina, quando il popolo d'Israele fu ridotto alla tribù di Giuda, e fino al tempo presente. ... governatore Alto funzionario che governa un territorio in nome dell’autorità politica che lo ha nominato. Storicamente è designazione di un ufficio ben determinato, con mansioni varie secondo i tempi e i luoghi, cui sono attribuiti spesso, oltre ai poteri politici e amministrativi, anche quelli militari. ● In particolare ... ebraismo Religione ebraica, complesso delle credenze e della cultura degli Ebrei. È una delle più antiche religioni monoteistiche, dalla quale è derivato anche il cristianesimo e il cui nucleo originario risale alla credenza in un Dio nazionale, Yahweh, che stringe con il suo popolo un patto speciale. Probabilmente ... culto In generale, la manifestazione del sentimento con cui l’uomo, riconoscendo l’eccellenza di un altro essere, lo onora. Si distingue in culto profano e culto religioso. Quest’ultimo è il più comune e include le nozioni di manifestazione esterna del sentimento religioso, adorazione del divino e relazione ...
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