ZOONOSI
Antropozoonosi. - L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) definisce z. quelle "malattie che possono essere trasmesse naturalmente dagli animali vertebrati all'uomo e viceversa". Accanto a questo termine, onnicomprensivo, ne esistono altri, usati a volte in sinonimia, aventi significato più esplicativo e/o limitato: antropozoonosi (malattie trasmesse all'uomo dagli altri vertebrati), zooantroponosi (malattie trasmesse dall'uomo agli altri vertebrati), anfixenosi (malattie presenti sia nell'uomo sia negli altri vertebrati e reciprocamente trasmissibili). Deve inoltre essere ricordata la tendenza ad allargare il concetto di z. a tutti i problemi di sanità pubblica veterinaria, come i morsi di cani o di serpenti e artropodi velenosi, i danni ambientali causati da animali (per es. la contaminazione di acque da parte di allevamenti intensivi), la presenza di residui di sostanze indesiderate (per es. farmaci) negli alimenti di origine animale, le conseguenze delle malattie degli animali sull'alimentazione, sull'economia e sul benessere della popolazione umana.
Tutte le specie di animali vertebrati (domestici, sinantropici e selvatici) possono essere fonte di z.: queste sono soggette a modificazioni con i mutamenti dei modi di vita, dei metodi di allevamento e delle abitudini alimentari e con l'attuazione dei piani di profilassi. Classicamente, le z. erano considerate infezioni proprie degli ambienti rurali e silvestri: negli ultimi anni si sono rivelate importanti anche in ambiente urbano. Alcune sono scomparse dall'Italia, come per es. la morva e il cosiddetto ''verme solitario'' da Taenia solium (da ingestione di carni suine crude o poco cotte). Sono invece emerse z. come quella da T. saginata (da ingestione di carni bovine crude o poco cotte), la febbre bottonosa, la borreliosi, la tularemia, la listeriosi, la yersiniosi, la campylobatteriosi, la dirofilariosi. Altre hanno infine subito notevoli cambiamenti nei modi di trasmissione: per es. la trichinellosi, già dovuta soprattutto all'ingestione di carne suina, oggi è causata, in Italia, principalmente dal consumo di carne di cavallo o di cinghiale.
Classificazione. - Meritano prima di tutto di essere ricordate due z. d'importanza storica: la peste, che sino alla fine del 17° secolo fu causa di devastanti epidemie e il virus vaccino, causa del vaiolo bovino e utilizzato per quell'immunizzazione contro il vaiolo umano (vaccinazione) che ha portato all'eradicazione mondiale della malattia.
L'OMS riconosce circa 150 z., delle quali sono qui elencate le più importanti per l'Italia, divise per categorie di agenti causali. Virus: ectima contagioso, influenza e parainfluenza, malattia di Newcastle (pseudopeste aviare), noduli dei mungitori, rabbia. Clamidie e rickettsie: febbre bottonosa, febbre Q, psittacosi/ornitosi. Batteri: bartonellosi, brucellosi, campylobatteriosi, carbonchio, erisipela, leptospirosi, listeriosi, salmonellosi, tularemia, tubercolosi da micobatterio bovino. Miceti: criptococcosi, dermatomicosi, pseudocistosi. Protozoi: criptosporidiosi, leishmaniosi, sarcosporidiosi, toxoplasmosi. Elminti: cenurosi, difillobotriasi, dirofilariosi, echinococcosi/idatidosi, larve migranti, teniasi/cisticercosi, trichinellosi. Artropodi: miasi, alcune rogne, pulci, zecche.
Le vie di trasmissione all'uomo sono varie e possono cambiare anche per una stessa zoonosi. Da contatto diretto o indiretto con animali e loro parti o prodotti derivano: brucellosi, carbonchio, cenurosi, dermatomicosi, echinococcosi/idati dosi, erisipela, febbre Q, leptospirosi, malattia di Newcastle, psittacosi/ornitosi, rabbia, rogne, toxoplasmosi. Da ingestione di alimenti di origine animale (carne, latte, pesce e loro prodotti, crudi o insufficientemente trattati) derivano: brucellosi, campylobatteriosi, difillobotriasi, listeriosi, salmonellosi, teniasi/cisticercosi, toxoplasmosi, trichinellosi, yersiniosi. Da puntura di insetti o altri artropodi derivano: bartonellosi, dirofilariosi, febbre bottonosa, febbre Q, leishmaniosi. Da contatto con ambienti contaminati da materiali organici animali, o nei quali vi sia stata presenza animale derivano: criptococcosi, alcune dermatomicosi, listeriosi, larva migrante, tetano, tularemia, nonché pulci e zecche.
Incidenza socioeconomica. - Alcune z. hanno rilevante incidenza sia per l'uomo sia per gli animali (per es. brucellosi, echinococcosi/idatidosi, leptospirosi), altre solo o prevalentemente per l'uomo (per es. febbre bottonosa, leishmaniosi, teniasi/cisticercosi, trichinellosi), altre infine presentano un'importanza variabile sia per l'uomo sia per gli animali (per es. febbre Q, toxoplasmosi). Una parte delle perdite causate dalle malattie degli animali al patrimonio zootecnico italiano (quasi un quinto del prodotto) è dovuta a zoonosi. Alcune z. sono malattie professionali a cui possono essere soggetti gli addetti alla zootecnia e i lavoratori dei prodotti di origine animale, nonché coloro che operano a contatto con animali domestici, sinantropici e selvatici in ambiente urbano, rurale e silvestre (per es. brucellosi, leptospirosi, febbre Q, carbonchio e malattia di Newcastle).
Controllo delle zoonosi. - L'Istituto nazionale di statistica fornisce i seguenti dati riguardanti le denunce di casi di z. nell'uomo in Italia (media annuale 1990-93): brucellosi 1190, febbre Q 10, leishmaniosi viscerale 92, leptospirosi 88, salmonellosi 20.085, altre tossinfezioni alimentari 716. Si ritiene che tali cifre siano molto inferiori a quelle reali. Inoltre non vengono notificate alcune importanti z. quali le teniasi (si calcolano circa 10.000 casi l'anno), le dermatofitozoonosi, la toxoplasmosi, l'echinococcosi/idatidosi e altre. Il numero delle persone annualmente morse da animali in Italia è di circa 100.000.
A livello nazionale, la responsabilità del controllo delle z. appartiene al ministero della Sanità, per il tramite della Direzione generale dei Servizi veterinari, della Direzione generale dell'Igiene pubblica e dell'Istituto superiore di sanità. A livello regionale tale compito è espletato dagli assessorati regionali alla Sanità e dagli Istituti zooprofilattici sperimentali. A livello locale, le Aziende sanitarie si avvalgono del Dipartimento di prevenzione costituito dai Servizi veterinari, di Igiene degli alimenti e nutrizione, di Igiene e sanità pubblica, e di Prevenzione e sicurezza degli ambienti di lavoro. Vari organismi internazionali si occupano di z.: l'OMS (con la sua Direzione di sanità pubblica veterinaria e i suoi Centri di collaborazione, di cui uno a Roma e uno a Teramo), l'Organizzazione per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO), l'Ufficio internazionale delle epizoozie e l'Unione Europea.
Zoonosi di particolare interesse per l'Italia. − Diamo qui di seguito un elenco delle z. di particolare rilievo in Italia, con riferimento alla patogenesi, alla terapia e alle zone di diffusione.
Brucellosi (o febbre di Malta o febbre ondulante). È dovuta a batteri delle specie Brucella melitensis (la più importante dal punto di vista della trasmissibilità all'uomo, di origine soprattutto caprina ed ovina) e B. abortus (di origine soprattutto bovina). È un'infezione cosmopolita, particolarmente importante nei paesi del Mediterraneo. La trasmissione avviene sia per contatto diretto con animali infetti e loro prodotti (particolarmente importanti gli aborti), sia per l'ingestione di latte e di latticini infetti non trattati o insufficientemente stagionati. È una malattia professionale degli allevatori, dei macellatori, dei veterinari e di tutti coloro che hanno contatti con animali infetti. Nell'uomo la malattia è insidiosa, debilitante, di lunga durata, caratterizzata da febbri continue, intermittenti o irregolari, sintomi vari conseguenti alla localizzazione sistemica del batterio; la mortalità si aggira sul 2%. Negli animali domestici la brucellosi provoca danni conseguenti ad aborti e localizzazioni soprattutto genitali, nonché al diminuito valore degli animali e dei loro prodotti. Diversi paesi e regioni italiane si sono resi indenni dalla brucellosi mediante campagne di profilassi basate sull'identificazione e macellazione degli animali infetti, e sulla vaccinazione degli ovini, caprini e bovini. La profilassi dell'infezione umana è basata, oltre che sulla lotta contro la malattia negli animali (piani di profilassi), sul trattamento del latte infetto, compreso quello destinato a essere trasformato in latticini freschi (mediante pasteurizzazione e, dove questa non viene effettuata, bollitura) nonché sull'evitare contatti con animali infetti, soprattutto al momento del parto o dell'aborto.
Echinococcosi-idatidosi. È una z. dovuta a piccoli vermi (cestodi) dal ciclo vitale complesso: Echinococcus granulosus, E. multilocularis e altri. Limiteremo il nostro interesse al primo, unico sinora segnalato in Italia. Ospite definitivo è il cane (nonché il lupo), che alberga il verme adulto nell'intestino, eliminandone con le feci le uova: se queste vengono ingerite dall'uomo o da erbivori e onnivori, liberano embrioni che migrano nel fegato, nei polmoni, nel cervello e in altri organi, dove formano le cosiddette cisti idatidee. Se un cane ingerisce organi di animali contenenti tali cisti, queste si trasformano, nell'intestino, in vermi adulti, e il ciclo ricomincia. Nell'uomo le cisti, aumentando gradualmente di volume, provocano sintomi che variano a seconda della sede e delle dimensioni. La terapia è basata soprattutto sull'asportazione chirurgica. In pecore, capre, bovini, equini e suini si hanno danni economici conseguenti sia alla minor resa zootecnica dell'animale, sia alla distruzione obbligatoria degli organi colpiti. Nei cani i sintomi sono assenti o minimi. La lotta contro la malattia è basata sul controllo delle popolazioni e della alimentazione dei cani, sul loro trattamento, sulla distruzione dei visceri infetti e sull'educazione sanitaria. L'infezione è frequente soprattutto nei paesi del Mediterraneo. In Italia sono particolarmente interessate le zone agropastorali delle isole e centromeridionali. Alcuni paesi si sono già liberati dall'infezione. Piani di lotta sono in corso in diverse nazioni, soprattutto del Mediterraneo, e in alcune regioni italiane.
Rabbia. La rabbia (detta anche ''idrofobia'') è tradizionalmente la z. più temuta, nota sin da tempi remoti. È dovuta a un virus che può colpire tutti i mammiferi; è trasmessa dai carnivori tramite la saliva (morso o lambitura), e dai pipistrelli (v. rabbia, XXVIII, p. 654 e in questa Appendice).
Toxoplasmosi. È probabilmente la z. più diffusa: può interessare animali di tutte le specie e le persone sono frequentemente sieropositive, anche se molto raramente presentano sintomi. È causata da un protozoo: Toxoplasma gondii. Il parassita ha due principali vie di trasmissione: l'una legata al gatto, l'altra all'ingestione di carne cruda o poco cotta. Ospiti definitivi del protozoo sono il gatto e altri felini, che lo albergano nell'intestino, e ne eliminano con le feci le forme infettanti, che si possono incistare nei tessuti di molte specie domestiche e selvatiche; se queste cisti vengono ingerite dall'uomo o da altri animali, causano a loro volta l'infezione. L'uomo può pertanto infettarsi ingerendo accidentalmente materiale fecale di gatto parassitario, oppure carni crude o poco cotte che contengano cisti. L'infezione è quasi sempre asintomatica. Particolare gravità può rivestire nella donna nelle prime fasi di gravidanza, in quanto causa d'aborto o lesioni nel feto (cerebrali, oculari, ecc.). Predisposte alla malattia sono le persone immunodepresse (AIDS, tumori, terapie, ecc.). Anche negli animali la toxoplasmosi è quasi sempre asintomatica; sono stati tuttavia descritti aborti e altri segni patologici soprattutto negli ovini. Diagnosticare l'infezione negli animali che albergano cisti nelle carni è praticamente impossibile. Data la grande diffusione, le misure di profilassi debbono essere mirate soprattutto alle persone a rischio. Consistono in norme igieniche nei confronti dei gatti, e nell'evitare di mangiare carni crude o poco cotte, il che protegge anche nei confronti di altre zoonosi. Molto diffuso il controllo sierologico delle donne, per prevenire le conseguenze dell'infezione contratta in gravidanza.
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