ZOMOTERAPIA (dal gr. ξωμός "succo di carne" e ϑεραπεία cura")
Cura con il plasma muscolare che nel 1865 fu raccomandata da J.-J.-N. Fuster di Montpellier (1801-1876), contro la tisi e le infezioni da germi della suppurazione. La base sperimentale a tale metodo di cura fu prestata nel 1889 da Charles Richet e F. Héricourt, i quali s'accorsero che, nutrendo dei cani con carne cruda e iniettandoli sperimentalmente con bacilli tubercolari, questi animali quasi mai morivano di tubercolosi. S'è poi provato che tale azione protettiva non si può attribuire alla fibra per sé stessa, ma al vero e proprio succo della carne che contiene il 2,5% di sostanze albuminoidi; e che, d'altra parte non è dovuta a una sopralimentazione. S'è pensato che nel succo muscolare si trovi una sostanza antagonista al bacillo di Koch e alla sua tossina, poiché questo bacillo non intacca le fibre muscolari. Tale principio è distrutto dalla cottura, mentre si conserva con l'essiccamento e l'evaporazione della carne sotto i 30°. È più verosimile che l'azione benefica si debba all'azione stimolante del liquido sul sistema nervoso vegetativo, e, mediante questo, sulla catena degli organi a secrezione interna, principalmente la tiroide. Si conosce che fra le cause disponenti alla tubercolosi s'annovera la debolezza funzionale della tiroide tanto che l'organismo diviene più suscettibile all'infezione tubercolare appunto in quei periodi o in quelle condizioni in cui la tiroide è più esposta a sofferenze, come durante la pubertà, negli allattamenti prolungati, nelle malattie infettive, ecc. D'altronde è anche nota l'azione stimolatrice esercitata dalla carne cruda sulla funzionalità della tiroide.
Il succo di carne dev'essere preparato non più tardi di 2-3 ore dalla morte dell'animale perché non si formino e s'accumulino nella carne i prodotti tossici della decomposizione. È necessario che l'animale non sia né affaticato né tenuto a digiuno; e perciò questo succo di carne meno bene si prepara dalla carne del commercio. La carne di bue tritata e sgrassata si mette per due ore in acqua fredda sterilizzata, uguale per quantità al quinto del suo peso; indi s'avvolge in un panno resistente e si sottopone a lenta pressione in torchietti di famiglia lavati, come il panno, con acqua bollente prima e dopo l'estrazione. Il quantitativo di succo estratto raggiunge in media il 30-40% ed è necessario venga subito consumato alla dose di 5-6 gr. per 1 kg. di peso corporeo dell'infermo (250-400 gr. al giorno). Può prendersi nell'intervallo dei pasti o, meglio, mezz'ora prima dei pasti, con acqua di Seltz, sciroppo di scorze di arancio, brodo caldo, sale o zucchero.
Si sono notati dei benefizî specie nei primi stadî della tubercolosi quando l'infezione non riconosce che il solo bacillo di Koch; ma quando si passa agli stadî ulteriori delle infezioni miste, con manifestazioni distruttive, ecc., non si è notato alcun miglioramento. Il metodo che ha goduto negli scorsi decennî qualche fama, ora è abbandonato come metodo di cura specifica e può formare, tutto al più, un tentativo di cura coadiuvante.