Korda, Zoltan
Nome d'arte di Zoltán Kellner, regista cinematografico ungherese, naturalizzato britannico, nato il 3 maggio 1895 a Turpásztó e morto a Hollywood il 13 ottobre 1961. Si specializzò in avventure coloniali eroiche e ingenue, con ambientazioni esotiche valorizzate dall'uso sfarzoso e spettacolare dei colori, quasi sempre prodotte dalla London Film Productions del fratello Alexander. Alla Mostra del cinema di Venezia vinse nel 1937 il premio per la regia, insieme a Robert J. Flaherty, con Elephant boy (La danza degli elefan-ti), e nel 1939 la Coppa della Biennale per The four feath-ers (Le quattro piume); al Festival di Berlino ottenne nel 1952 l'Orso di bronzo per Cry, the beloved country.
Dopo gli studi commerciali a Budapest, compiuti per opportunità nonostante la sua passione per la letteratura, lavorò come impiegato; prese poi parte alla Prima guerra mondiale e, nel 1918, dopo essere stato congedato in seguito alle ferite riportate, iniziò a lavorare nel cinema. Sin dal principio la sua carriera risulta pressoché inscindibile da quella di Alexander, con il quale fece le prime esperienze di regia, sceneggiatura e montaggio alla Corvin, dove a fianco di Miklós Pásztory diresse il suo primo film, Károly bakák (1918, Il soldato semplice Carlo). Alla fine del 1919, pochi mesi dopo l'avvento della dittatura di M. Horthy, l'intera famiglia, che era ebrea e apparteneva alla sinistra liberale, abbandonò il Paese. K. seguì Alexander nei suoi molti spostamenti: a Vienna, dove lavorò come montatore e operatore per la Sascha Film (1919-1924); a Berlino, lavorando per l'UFA (1924-1927), dove diresse il suo primo film da solo Die elf Teufel (1927; Gli undici diavoli); a Hollywood per la First National Pictures (1927-1933), e infine in Inghilterra, dove si ricongiunse anche al fratello minore Vincent, art director alla London Film.
Il suo primo successo, che per altro inaugurò la collaborazione anche con Vincent, fu Sanders of the river (1935; Bozambo), una storia di fedeltà alla Corona britannica tratta da una serie di racconti di E. Wallace e ambientata in Nigeria, che possedeva, nello stile tipico della London Film, tutte le qualità per conquistare il pubblico dell'epoca: congiure, salvataggi, ideologia colonialista e, soprattutto, una fantasiosa ma raffinata ricostruzione di luoghi e atmosfere, tipica dello stile dei Korda; esemplare, di questo film, la musica di Mischa Spoliansky (premiata a Venezia), vera e propria contraffazione di ritmi e canti africani, ma creata a partire dalle registrazioni fatte da K. sul posto. Elephant boy, tratto da R. Kipling, è invece composto in parte dal materiale documentario ripreso in India da Flaherty nel corso di un intero anno e in parte da scene girate in studio da K.: racconta l'avventura iniziatica di un giovane indiano che assiste alla leggendaria danza degli elefanti guadagnandosi il rispetto del cacciatore bianco. Ma sono i suoi film girati tra i primi in Technicolor a essere rimasti nella memoria: tra questi altre due romanzesche avventure coloniali, entrambe tratte da A.E.W. Mason, The drum (1938; Il principe Azim) e, soprattutto, il romantico e nostalgico The four feathers, in cui i colori e le immagini, dalle feste nei verdi giardini inglesi alle gialle, aride e ostili terre egiziane fino alle spettacolari scene belliche, raccontano la storia del sofferto riscatto di un ufficiale inglese dall'accusa di viltà. Come produttore associato e regista (non accreditato), K. partecipò poi alla realizzazione negli Stati Uniti di The thief of Bagdad (1940; Il ladro di Bagdad) diretto da Ludwig Berger, Michael Powell e Tim Whelan nonché dallo stesso Alexander, anch'egli non accreditato, "una delle fantasie più stupefacenti e colorate dell'intera storia del cinema" (E. Martini, Storia del cinema inglese, 1991, p. 27) e massima espressione dello stile immaginifico dei tre fratelli, la cui lunga collaborazione si sarebbe conclusa due anni dopo con Jungle book (Il libro della giungla). Mentre Alexander e Vincent tornavano in Inghilterra, Zoltan rimase infatti negli Stati Uniti, dove lavorò per diverse case di produzione, dirigendo tra gli altri due film di propaganda bellica, Sahara (1943), con Humphrey Bogart, di cui fu uno degli sceneggiatori, e Counter-attack (1945; Contrattacco). Nei successivi dieci anni, per motivi di salute, poté girare soltanto quattro film: uno di questi, Cry, the beloved country, basato sul romanzo di A. Paton, fu paradossalmente tra i primi a denunciare il razzismo in Sudafrica.
M. Korda, Charmed lives: a family romance, New York 1979.