zolfo
Un elemento diabolico
Lo zolfo è molto diffuso in natura, sia allo stato libero sia combinato con altri elementi. Si trova nei minerali e nelle acque, ma anche negli organismi viventi. Allo stato puro è di colore giallo citrino, molto infiammabile.
Il suo caratteristico e sgradevole odore era spesso collegato ai diavoli e ad altre presenze infernali
Nella tradizione cristiana lo zolfo è stato spesso collegato all’inferno, dove i dannati soffrivano tormenti causati dal fuoco generato dallo zolfo, e il suo odore era considerato rivelatore della presenza di diavoli e di streghe.
Il suo ingresso nella scienza si ha con la chimica. Alle origini di questa scienza (16° secolo) lo ‘zolfo’ – insieme al ‘sale’ e al ‘mercurio’ – era considerato uno dei principi di tutti i corpi naturali, responsabile della loro infiammabilità, dei loro movimenti interni e quindi della loro attività chimica. Per questo fu chiamato flogisto (dal greco phlogistòs, cioè «infiammabile»).
I legami dello zolfo col fuoco non sono infondati: esso, infatti, è rintracciabile vicino ai vulcani o ad attività vulcaniche secondarie (solfare, solfatare, sorgenti di acque sulfuree) e, inoltre, brucia facilmente senza lasciare alcun residuo.
Sin dal 1000 d.C. circa esso è stato utilizzato (insieme al carbone e al salnitro) come componente della polvere da sparo e, dalla fine del 19° secolo, per la produzione dei fiammiferi (zolfanelli).
In natura lo zolfo si può trovare allo stato nativo – cioè puro – o, più spesso, nella composizione di numerosi minerali: gesso, anidrite, barite, kainite, cinabro, blenda, galena, pirite. Esso è presente anche nel bitume, nel petrolio, nei gas di combustione e di distillazione dei combustibili, e in molti composti organici.
Lo zolfo può trovarsi sotto forma di cristalli di diverso tipo, principalmente a forma di rombo. Esiste un ciclo dello zolfo che si svolge attraverso processi biologici e chimici che interessano l’atmosfera, il suolo e le acque marine, salmastre o dolci (acque sulfuree). Lo zolfo è essenziale per gli organismi viventi, nei quali è presente soprattutto negli amminoacidi (e quindi nelle proteine) e in alcune vitamine. Esso è di grande importanza perché permette a molti enzimi di svolgere la loro funzione di catalizzatori biologici. L’Italia, essendo una terra largamente vulcanica, è stata sin dall’antichità una delle patrie dello zolfo, ma oggi i suoi maggiori produttori sono il Giappone, gli usa, il Canada, la Polonia e alcune repubbliche dell’ex URSS.
Lo zolfo si combina con gran parte degli altri elementi e brucia all’aria formando alcuni gas molto inquinanti (anidride solforosa e anidride solforica). Con l’idrogeno dà l’idrogeno solforato (o acido solfidrico), dal caratteristico odore di uova marce; reagisce con molti metalli in maniera più o meno energica formando i corrispondenti solfuri.
Si ottiene essenzialmente da tre fonti: dai minerali che lo contengono allo stato nativo, dai solfuri, dai gas contenenti idrogeno solforato. Lo zolfo è utilizzato soprattutto per la produzione dell’acido solforico, un acido molto aggressivo (una volta era chiamato vetriolo) e di fondamentale importanza per l’industria chimica. Esso può essere ottenuto anche dai gas di scarico di centrali termoelettriche o simili, dove si bruciano forti quantitativi di combustibili solidi o liquidi che lo contengono. Lo zolfo trova largo impiego allo stato elementare: in agricoltura come fungicida, nella vulcanizzazione della gomma, nell’industria della carta, nella produzione di coloranti, in medicina e come materia prima di numerosi composti.