ZOILO
– Famiglia di compositori di musica polifonica, attivi in prevalenza a Roma tra Cinque e Seicento.
Annibale nacque presumibilmente a Roma (un breve apostolico del 25 ottobre 1577 lo qualifica «romano») verso il 1537 (Casimiri, 1940, p. 1) o più probabilmente intorno al 1540.
Mancano notizie certe circa la sua formazione musicale iniziale. È stata ventilata l’identificazione con due cantori di nome Annibale variamente documentati in S. Giovanni in Laterano nel 1544 e nel 1545: ma per l’età dell’uno e per la provenienza dell’altro la proposta appare improbabile. Più plausibile, pur in assenza del cognome, è l’individuazione di Zoilo bambino con l’«Annibale soprano puer» registrato nella Cappella Giulia in S. Pietro in Vaticano nel 1551-54; indi, mutata la voce, con l’«Annibale contralto» in S. Giovanni in Laterano nel 1555-56; e infine con il contralto – stavolta nominativamente accertato – in servizio tra il 9 agosto 1558 e il 28 febbraio 1561 nella Cappella Giulia, diretta da Giovanni Animuccia. Questa identificazione implicherebbe che si collochi la pubertà del giovane cantore tra il 1554 e il 1555, e dunque la nascita appunto intorno al 1540. Ne conseguirebbe peraltro la non inverosimile congettura che Zoilo sia stato educato alla musica da Giovanni Pierluigi da Palestrina, maestro nella Cappella Giulia dal 1551, e lo abbia poi seguito quando questi, proprio nel 1555, passò a dirigere la cappella lateranense.
Dal 5 ottobre 1561 all’8 novembre 1566 Zoilo fu maestro di cappella in S. Luigi dei Francesi a Roma; e in questa veste, tra il 1562 e il 1566, diresse a più riprese anche la ‘musica straordinaria’ per l’arciconfraternita del Ss. Crocifisso in S. Marcello. La sua prima pubblicazione nota, il madrigale Ultimi miei sospiri (su versi assai fortunati di Lodovico Martelli risalenti ai primi del secolo), comparve nel 1562 in una collettanea edita a Roma da Antonio Barré, Il terzo libro delle muse. La prima composizione ecclesiastica, Petite et accipietis, uscì l’anno dopo nel Liber primus musarum, una raccolta di mottetti intestata a Orlando di Lasso e Cipriano de Rore, stampata a Venezia da Francesco Rampazetto su commissione dello stesso Barré. Nel medesimo 1563 dedicò a monsignor Tolomeo Gallio, arcivescovo di Manfredonia, protettore della cappella pontificia, futuro cardinale, un Libro secondo de madrigali a quattro et a cinque voci (Roma, Antonio Blado, 1563; ed. moderna a cura di M. Croci, in La Cartellina, XXXII-XXXV (2008-2011), 180-197). Nella raccolta, soltanto sette testi poetici sono stati identificati: due madrigali di Luigi Cassola, uno a testa di Martelli (lo stesso brano già apparso nel 1562) e di Remigio Nannini, una stanza di canzone di Francesco Petrarca, un sonetto di Pietro Bembo e un’ottava di Ludovico Ariosto. Di un primo libro di madrigali, che doveva essere uscito prima di questo, non resta traccia.
Zoilo fu maestro di cappella in S. Giovanni in Laterano dal 16 gennaio 1568 sino alla sua ammissione come contralto nella cappella pontificia il 5 giugno 1570. Nel febbraio 1576, con altri tre cantori pontifici, ebbe licenza di concorrere alle musiche intonate in Laterano per la consacrazione della cappella del SS. Sacramento. Il 1° agosto 1577 chiese al papa che lo sollevasse bensì dal servizio per motivi di salute (si presume per un’ernia), ma che gli venisse nondimeno mantenuto il salario, promettendo che avrebbe continuato a fornire messe, mottetti e altre composizioni per la cappella. La richiesta fu accolta, e due mesi dopo sposò la romana Ortensia Grifoni, dalla quale ebbe tre figli, Mario, Cesare e Costanza. Con il già citato breve del 25 ottobre 1577 Gregorio XIII incaricò Zoilo (chiamato ancora «Cappellae nostrae musicus») e Giovanni Pierluigi da Palestrina di redigere versioni aggiornate e corrette dei libri di canto piano: il progetto incontrò varie difficoltà e fu infine completato soltanto nel 1614 da Francesco Soriano e Felice Anerio. Tra il 1570 e il 1585 Zoilo fu in rapporti con il cardinale Guglielmo Sirleto, e forse al suo servizio: il porporato, bibliotecario vaticano, era impegnato allora nella riforma post-tridentina del breviario romano, del catechismo, del messale e del martirologio.
Nel 1579, 1580 e 1582 Zoilo curò le musiche per le rinomate devozioni dei venerdì di quaresima celebrate nell’Arciconfraternita della Ss. Trinità dei Pellegrini. A questa collaborazione potrebbe risalire la compilazione dei libri-parte Mss. Mus., 77-88 della Biblioteca nazionale di Roma, redatti parzialmente di suo pugno: contengono appunto musiche sue e di Giovanni de Macque, Palestrina e altri ancora per la quaresima e la settimana santa. Per il 1582 l’onorario gli fu corrisposto dai Caetani, forse suoi committenti e patrocinatori. Dal dicembre 1581 fu per breve tempo maestro di cappella nella cattedrale di Todi, ma era di ritorno a Roma prima della quaresima seguente. Nel maggio 1582 offrì tre messe a Gregorio XIII per l’uso di cappella. A giugno «Annibale Gioilo musico» risulta tra i membri della compagnia di S. Giuseppe di Terrasanta (i cosiddetti Virtuosi al Pantheon).
Nel marzo 1583 il Palestrina, attraverso l’ambasciatore Aurelio Zibramonti, fece il nome di Zoilo al duca di Mantova, Guglielmo Gonzaga, allora in cerca di un maestro di cappella per la basilica ducale, salvo poi riferirgli di lì a poco che Zoilo, ammogliato e con figli, non intendeva abbandonare Roma. Nondimeno l’anno dopo il compositore si trasferì a Loreto, dove dal 24 settembre 1584 al giugno 1592 fu maestro di cappella nel santuario della Santa Casa. Nel settembre-ottobre 1585 dovette dunque incontrare Orlando di Lasso, maestro di cappella alla corte di Baviera, venuto in pellegrinaggio a Loreto portando seco in dono dei libri musicali offerti dal duca Guglielmo V alla Santa Casa. Il 16 ottobre 1587 Zoilo è menzionato tra i 52 consiglieri di Loreto, nominati a pro del buon governo cittadino dal protettore del santuario, il cardinale Antonio Maria Gallo; nel 1588 e nel 1592 servì come gonfaloniere.
Morì in data imprecisata. L’ultimo salario mensile gli fu erogato il 30 maggio 1592 (per il mese di giugno); il 1° luglio Curzio Mancini gli subentrò come maestro di cappella. Nel febbraio 1597 Alessandro Pettorini, cantore e copista di musica, scrisse ch’egli era morto da un quinquennio: se ne deduce che sia deceduto nel giugno 1592, essendo ancora in carica, o comunque non molto dopo aver cessato il servizio lauretano.
Non si conoscono libri di musica da chiesa intestati a Zoilo, ma tre brani suoi vennero in luce in altrettante collettanee apparse dopo la sua morte. Tra le svariate composizioni pervenute manoscritte ve n’è che rivelano in Zoilo un pioniere nello stile policorale romano, più avanzato del Palestrina su questo fronte. Tra il 1567 e il 1590 Zoilo figura altresì con una quindicina abbondante di madrigali in dodici collettanee intessute di brani di autori vuoi romani (come Il quarto libro delle muse del 1574, i Dolci affetti del 1582, Le gioie del 1589 e i Novi frutti del 1590) vuoi convocati da ogni parte d’Italia (come Il lauro secco promosso da Torquato Tasso nel 1582 in onore della cantante Laura Peperara, o L’amorosa Ero del 1588 promossa dal nobiluomo bresciano Marcantonio Martinengo): nell’insieme comprovano la sua reputazione. In ambo i generi, ecclesiastico e madrigalistico, Zoilo seppe sempre assicurare una resa del testo tanto più forbita quanto più economici i mezzi musicali messi in opera.
Cesare, figlio di Annibale, nacque nel 1584 o più probabilmente nel 1585, dopo che la famiglia si fu stabilita a Loreto (l’atto ufficiale della tonsura, ottobre 1599, lo definisce «Romanus sive Lauretanus»; Casimiri, 1940, p. 11). La prima notizia di lui compare in una lettera di Annibale al cardinale Sirleto nel settembre 1585. Dal 21 dicembre 1597 al gennaio 1599, e dunque fino alla muta di voce, cantò nel coro di S. Maria Maggiore; a luglio dello stesso anno fu tonsurato.
Almeno dall’aprile del 1604 e sino alla fine del 1606 fu maestro di cappella in S. Maria della Consolazione. Dal 1610 fino almeno al gennaio 1624 ebbe la stessa carica in una cappella assai più importante, quella di S. Spirito in Sassia (per il resto dell’anno mancano le liste dei salariati, e il nome di Zoilo non compare più quando esse riprendono nel gennaio 1625). Nel novembre 1610 organizzò la ‘musica straordinaria’ nell’Arciconfraternita della Dottrina Cristiana per la festa patronale di S. Martino alla Regola. Nel 1613 curò le musiche dei venerdì di quaresima per l’Arciconfraternita di S. Maria dell’Orazione e Morte, remunerato con 60 scudi offerti dal cardinale Odoardo Farnese. Gli furono affidate tra il 1619 e il 1622 le musiche solenni per il Collegio inglese, e nel dicembre 1622 quelle per la festa patronale di s. Lucia nell’Arciconfraternita del Gonfalone, con la devozione delle Quarantore e le Esequie Generali. Nel 1621 e 1622 procurò i musicisti per la processione del Corpus Domini nella chiesa teutonica di S. Maria dell’Anima, nonché la festa della dedicazione della stessa chiesa nel 1622.
Tra il 1612 e il 1614 lavorò anche per il cardinal Scipione Gonzaga, e dal 1617 al 1622 per Paolo Giordano II Orsini, duca di Bracciano, per il quale continuò a prestare servizi amministrativi almeno fino all’agosto 1625. Già nel 1616 Iacopo Cicognini aveva fatto al duca Orsini il nome di Zoilo come possibile protagonista di una ventilata recita romana del suo (perduto) Adone, musica di Jacopo Peri, che però non ebbe luogo (Morucci, 2018, pp. 120 s.).
Morì presumibilmente a Roma non prima del 28 maggio 1626, data del suo testamento (Roma, Archivio storico Capitolino, Archivio generale Urbano, Notai e cancellieri del tribunale civile dell’Auditor Camerae, Sez. XLVI, notaio Arsenio Musca; Franchi, 2006, p. 612).
Di Cesare si conosce un solo libro, i suoi Madrigali a cinque il primo, aggiuntovi il suo basso continuo a beneplacito (Venezia 1620), dedicato al duca Orsini. Nell’avvertenza l’autore dichiara d’aver concepiti i madrigali per sole voci senza strumenti, ma di avervi nondimeno aggiunto una parte opzionale per basso continuo «per conformarsi con l’uso de’ tempi»; per i passi a due avrebbe bensì preferito fornire un’intavolatura, che però sarebbe stata troppo difficile da stampare. Il libro – vi figurano tra l’altro un sonetto di Petrarca, uno di Iacopo Sannazaro e una canzonetta di Maffio Venier – ebbe fortuna: se ne conosce un’edizione napoletana del 1627, qualificata come «terza impressione», e una «seconda impressione» veneziana dell’anno dopo.
Mezza dozzina di mottetti e salmi da due a otto voci e un madrigale a voce sola comparvero in collettanee romane tra il 1607 e il 1629; un mottetto sopravvive in manoscritto. Come il padre, Cesare fu musicista assai stimato e ricercato in Roma, di ottima scuola e però capacissimo di adattarsi alle tendenze del momento.
Fonti e Bibl.: Città del Vaticano, Archivio apostolico Vaticano, Arciconfraternita del Gonfalone, b. 409, c. 142v; Arciconfraternita del Santissimo Crocifisso in S. Marcello, b. A.XI.32, c. n.n.; b. A.XI.35, c. n.n.; b. A.XI.39, c. 20v; b. A.XII.99, c. 56; b. A.XII.100, c. 23v; b. A.XII. 1567, c. 5v; b. F.XIX.22, c. n.n.; Archivio di Stato di Roma, Ospedale della Ss. Trinità dei Pellegrini, b. 703, c. n.n.; b. 1069, cc. 41-43, 50; b. 1214, cc. 281, 405, 372; b. 1215, c. 138; Ospedale di S. Maria della Consolazione, vol. 1245, c. 307; Roma, Archivio capitolare di S. Maria Maggiore, Giustificazioni 1597-98, cc. n.n.; Archivio di S. Maria dell’Anima, D.I.1, cc. 59, 61, 61v; Archivio storico del Vicariato, Arciconfraternita della Dottrina Cristiana (S. Maria del Pianto), b. 269, c. n.n.; Arciconfraternita di S. Maria dell’Orazione e Morte, b. 285, c. 66.
A. Bertolotti, Musici alla corte dei Gonzaga in Mantova dal secolo XV al XVIII, Milano 1890, p. 53; R. Casimiri, A. Z. (1540?-1592) e la sua famiglia. Nuovi documenti biografici, in Note d’archivio per la storia musicale, XVII (1940), pp. 1-25; A. Allegra, La cappella musicale di S. Spirito in Saxia di Roma, ibid., pp. 26-38; H.B. Lincoln, A. Z.: the life and works of a sixteenth-century composer, diss., Northwestern University, 1951; H.W. Frey, Die Kapellmeister an der französischen Nationalkirche San Luigi dei Francesi in Rom im 16. Jahrhundert, in Archiv für Musikwissenschaft, XXII (1965), pp. 282-287; L. Navarrini, A. Z.: la sua presenza nella produzione musicale sacra del Cinquecento, tesi di laurea, Università di Firenze, 1985; J. Lionnet, La musique à Santa Maria della Consolazione au 17ème siècle, in Note d’archivio per la storia musicale, n.s., IV (1986), pp. 157, 186; N. O’Regan, Sacred polychoral music in Rome 1575-1621, diss., University of Oxford, 1988, I, pp. 117-121, 179-184.; II, pp. 110-124; L. Navarrini, La cappella di San Giovanni in Laterano sotto il magistero di A. Z., in Medioevo e Rinascimento, IV (1990), pp. 66-94; N. O’Regan, Institutional patronage in post-Tridentine Rome: music at Santissima Trinità dei Pellegrini, 1550-1650, London 1995; L. Navarrini Dell’Atti, Un precursore di Ruggero Giovannelli: A. Z. (1537?-1592), in Ruggero Giovannelli «musico eccellentissimo e forse il primo del suo tempo», a cura di C. Bongiovanni - G. Rostirolla, Palestrina 1998, pp. 487-500; H.B. Lincoln, Z., A., in The new Grove dictionary of music and musicians, XXVII, London-New York 2001, pp. 862 s.; Id., Z., C., ibid., p. 863; La Compagnia di S. Giuseppe di Terrasanta nei pontificati di Clemente VIII, Leone XI e Paolo V (1595-1621), a cura di V. Tiberia, Galatina 2002, p. 245; D.V. Filippi, Z., in Die Musik in Geschichte und Gegenwart. Personenteil, XVII, Kassel 2006, coll. 1543-1545; S. Franchi, Annali della stampa musicale romana dei secoli XVI-XVIII, I, 1, Roma 2006, ad ind.; G. Ciliberti, «Qu’une plus belle nüit ne pouvoit précéder le beau iour». Musica e cerimonie nelle istituzioni religiose francesi a Roma nel Seicento, Passignano sul Trasimeno 2016, pp. 117, 158, 166, 207; G. Rostirolla, La Cappella Giulia 1513-2013. Cinque secoli di musica sacra in San Pietro, I, Kassel 2017, pp. 255 s., 276; V. Morucci, Baronial patronage of music in early modern Rome, Abingdon-New York 2018, pp. 101-119, 121-125.
Si ringraziano Arnaldo Morelli e Orietta Sartori per le informazioni e i suggerimenti.