Žizn′ za žizn′
(Russia 1916, Una vita per la vita, bianco e nero, 105m a 18 fps); regia: Evgenij Bauer; produzione: Aleksandr Chanžonkov; soggetto: dal romanzo Serge Panin di Georges Ohnet; sceneggiatura: Evgenij Bauer; fotografia: Boris Zavelev; montaggio: Vera Chanžonkova; scenografia: Evgenij Bauer.
La ricca vedova Chromova, donna forte ed energica, vive con le due figlie ‒ la vera figlia Musja e la figlia adottiva Nata, per le quali sembra nutrire lo stesso affetto. Anche le due sorelle vivono in perfetto accordo, fino al momento in cui incontrano a un ballo il giovane e affascinante principe Bartinskij e, entrambe innamorate, si ritrovano rivali. Il principe sembra dapprima preferire la bella Nata; ma quando il commerciante Žurov, amico di famiglia, gli rivela che la fanciulla è solo una povera orfana e che l'erede dell'intera fortuna della vedova è Musja, Bartinskij decide di sposarsi con lei, mentre Žurov, innamorato di Nata, le chiede di diventare sua moglie. La ragazza lo accetta solo perché si rende conto di essere povera e di essere stata tradita per denaro dall'uomo che ama. Per non fare soffrire Musja, la vedova Chromova dà la propria benedizione al matrimonio della figlia con Bartinskij, ma avverte il giovanotto che per ogni lacrima che le farà versare pagherà con una goccia del suo sangue. I due matrimoni vengono celebrati lo stesso giorno, ma mentre Musja sembra essere felicissima sua sorella è molto triste. La madre insiste perché Nata le riveli i suoi veri sentimenti, e poi le chiede un gesto di riconoscenza per tutto ciò che ha ricevuto: le fa promettere che sacrificherà il suo amore alla felicità matrimoniale di Musja. Data la parola, Nata parte con il marito in viaggio di nozze. Musja è felice, ma presto le preoccupazioni cominciano anche per lei: l'adorato marito, accanito giocatore e nient'affatto di-sposto a rinunciare alla sua vita di uomo libero, la lascia spesso sola. Non avendo patrimonio personale, chiede alla moglie una procura sul suo denaro. Il giorno del compleanno della vedova Chromova, Nata va a casa della madre adottiva e incontra Bartinskij. L'amore tra i due rinasce più forte di prima. Musja implora il marito di partire per un viaggio insieme, ma riceve un rifiuto. Consigliata dalla madre, la ragazza comincia allora a negargli il denaro: l'apparente conseguenza è che Bartinskij falsifica cambiali ai danni di Žurov, fatto che viene alla luce proprio nel momento in cui la vedova sta rivelando al vecchio amico che la moglie lo tradisce col principe. Žurov minaccia di uccidere Bartinskij, ma Nata lo protegge mettendosi davanti a lui; quindi Žurov lo denuncia, ma quando la sua casa è già circondata dai poliziotti, Bartinskij cede alle pressanti domande della moglie e confessa di aver ordito l'inganno, e che la firma sulla cambiale è la sua. La vedova decide di farsi giustizia da sé: prende una pistola e spara al genero, dicendo poi al suo servo che il principe si è suicidato.
Nel canone della storiografia sovietica ufficiale, tutta la storia del cinema russo prerivoluzionario veniva considerata come la lotta di due opposte correnti, la corrente realistica rappresentata da Jakov Protazanov e la corrente decadente rappresentata da Evgenij Bauer. Figlio d'un musicista ceco, musicista lui stesso, pittore e regista teatrale, Bauer arrivò al cinema alla fine del 1913 all'età di quarantasette anni e al cinema dedicò gli ultimi quattro anni della sua vita, realizzando ottantadue film di cui solo ventisei oggi sopravvivono. Fondamentale fu il rinnovamento stilistico che impresse al cinema del suo tempo, agendo soprattutto sul piano scenogra-fico, usando i mobili, le colonne, le tende per dividere lo spazio del piano cinematografico a diversi livelli e creando in questo modo la sensazione della profondità del campo. Bauer impose definitivamente il ruolo del regista su quello dell'attore, gettò le basi della scuola russa dei 'film di montaggio' e trasformò gli attori in 'modelli', per i quali la bellezza del volto e dei gesti diventava più importante del gioco psicologico cui lo spettatore russo era stato fino allora abituato.
Žizn′ za žizn′ è un capolavoro che nacque dalla concorrenza tra i produttori Chanžonkov ed Ermolev, quasi una risposta di Bauer al successo di Pikovaja Dama (Donna di picche) di Protazanov, uscito lo stesso anno. Chanžonkov mise a disposizione di Bauer i migliori attori del suo studio, i migliori assistenti e il miglior personale tecnico, costringendolo a ritmi di lavoro serratissimi per poter distribuire il film nella stessa stagione in cui sarebbe uscito il film di Protazanov. Žizn′ za žizn′ (poi distribuito anche con i titoli Za každuju slëzu po kaple krovi ‒ Una goccia di sangue per ogni lacrima, e Sëstry sopernicy ‒ Le sorelle rivali) venne realizzato in un solo mese, nella primavera del 1916, e il suo successo non fu minore di quello del film rivale. Al soggetto d'alta intensità melodrammatica, il film di Bauer unisce un'affascinante e innovativa costruzione linguistica: la struttura dell'inquadratura è nitida e rigorosa, le colonne, elemento scenografico cui Bauer ricorre spesso, creano l'impressione di prospettive lunghissime e di profondità del campo, gli ambienti sono illuminati con suggestiva ricercatezza, una cinepresa mobilissima si avvicina agli attori, quindi si allontana e si sofferma a lasciarci osservare i dettagli. L'uso frequente del primo piano esalta la bellezza di Vera Cholodnaja, mentre il gioco delle passioni e della sofferenza si riflette nei volti dei personaggi.
Nella loro forte connotazione decorativa, le colonne garantiscono una strana impressione d'antichità all'ambiente in cui si svolge il racconto. Anche per compiacere questo gusto scenografico, probabilmente, Bauer inserì nel film una scena di metempsicosi: i personaggi affermano di essersi già amati, tanti secoli prima, e subito un montaggio parallelo porta sullo schermo i loro antichi alter ego, vestiti di toghe e drappeggi romani ma circondati dalle stesse colonne che già avevamo visto nelle loro case d'inizio Novecento. La conclusione tragica del film appartiene alla tradizione poetica del film russo recentemente studiata da Yuri Tsivian, ma la bugia della suocera-assassina la rende ancora più classica: il suicidio dell'eroe è la fine tipica del melodramma russo che perdona ai martiri tutti i loro peccati, ogni lacrima che hanno fatto versare nel caso l'abbiano poi pagata con una goccia del loro sangue.
Interpreti e personaggi: Olga Rachmanova (la vedova Chromova), Lidija Koreneva (Musja), Vera Cholodnaja (Nata, la figlia adottiva), Vitold Polonskij (principe Bartinskij), Ivan Perestiani (Žurov, il commerciante).
Testimoni silenziosi, Film russi 1908-1919, a cura di P. Cherchi Usai, L. Codelli, C. Montanaro, D. Robinson, London-Pordenone 1989.
A. Crespi, Evgenij Bauer: lo sfarzo e il vuoto, in "Cineforum", n. 289, novembre 1989.
D. Robinson, Evgeni Bauer and the Cinema of Nikolai II, in "Sight & Sound", n. 1, Winter 1989/90.
Y. Tsivian, Cutting and framing in Bauer's and Kuleshov's films, in "Kintop", n. 1, 1992.
Y. Tsivian, Early cinema in Russia and its cultural reception, London-New York 1994.