ZELANDA (XXXV, p. 915)
È la regione dell'Olanda che più ha sofferto dalla guerra.
I combattimenti svoltisi dal 13 al 17 maggio 1940 causarono gravissimi danni al capoluogo Middelburg. Negli anni seguenti i Tedeschi fortificarono alcune delle isole e specialmente Walcheren alla foce della Schelda che divenne uno dei più forti caposaldi del Vallo Atlantico. L'isola fu bombardata a varie riprese dall'aeronautica alleata. Dopo lo sbarco alleato in Normandia i Tedeschi, distruggendo le chiuse e rompendo le dighe, inondarono gran parte delle isole di Beveland, Tholen, Schouwen e Duiveland. Le truppe alleate ebbero la fortuna di occupare la città di Anversa con tutte le installazioni portuali intatte; però quel porto era irraggiungibile finché il nemico occupava le foci della Schelda. La battaglia di Arnhem avrebbe potuto risolvere la difficoltà, ma il tentativo alleato di passare il Reno in quel punto fallì. Allora il governo olandese diede il suo benestare alla distruzione delle dighe di Walcheren. Dopo aver avvertito gli abitanti, aeroplani americani e inglesi alla fine di ottobre 1944 assalirono e martellarono quelle potenti dighe, le più famose e più forti dell'Olanda, che per oltre quattro secoli hanno protetto la fiorente isola. L'acqua marina sommerse i ricchi campi, i frutteti modello, le città di Middelburg, Flessinga, Veere, i numerosi villaggi; migliaia di fattorie furono travolte dalle acque e si perdette gran parte del bestiame. Westkapelle fu interamente distrutta. Ormai era possibile tentare lo sbarco; nei combattimenti successivi Flessinga soffrì danni tali che non una sola casa rimase intatta.
Subito dopo la liberazione della martoriata terra si pose mano alla riparazione delle dighe, in un primo tempo con mezzi di fortuna e quasi senza utensili. Assai difficile era il lavoro a Walcheren. Nell'autunno del 1945 il porto prefabbricato di Cherbourg fu trasportato dall'Inghilterra e servì a colmare in parte le immense aperture nelle dighe di Walcheren. Nel 1947 il prosciugamento delle isole fu portato a termine; con prodotti chimici (gesso e cloruro di calcio) nonché con ripetuti lavaggi, il sale venne tolto alla terra che in molte parti già si coltiva di nuovo.