ZEITŪN (A. T., 88-89; ufficialmente Zeytin)
Città turca, nel vilâyet di MaraŞ, a 1060 m. s. m., tra il Beyrut Daǧï e l'Ahïr Daǧï; conta ora circa 2500 ab.; l'artigianato locale si occupa di tessitura e tintoria e di oreficeria; una parte della popolazione lavora nelle vicine miniere di ferro e rame.
Era abitata in prevalenza da Armeni, che la chiamavano Ulnia o semplicemente Kegh "villaggio". Quando Leone VI, l'ultimo re della Piccola Armenia, fu fatto prigioniero dai Mamelucchi, gli Armeni più decisi a sottrarsi al dominio musulmano, la scelsero a rifugio per la sua forte posizione nel cuore di una regione assai montuosa, e vi si mantennero quasi indipendenti sino al 1860 circa. Dopo un decennio di lotta i Turchi riuscirono a sottometterli, ma essi si sollevarono ripetutamente, specie nel 1878 e nel 1884. All'epoca delle stragi armene nel 1895-96, da tutto il territorio circostante vi si rifugiarono 15.000 Armeni, che valorosamente resistettero per tre mesi all'assedio del governatore turco di Maras. Per l'intervento delle potenze occidentali, quando consegnarono le armi furono amnistiati e ottennero di essere retti da un sottoprefetto cristiano. Durante la guerra mondiale, la popolazione non sfuggì alla sorte degli altri Armeni: in gran parte fu deportata e massacrata, in parte fuggì in Siria, e da allora la città è in decadenza.