CASTIGLIONI, Zanone (Zenone)
Figlio di Guido e di Andriola Terzago, nacque a Milano alla fine del sec. XIV e venne avviato sin da giovane alla carriera ecclesiastica, sulle orme del celebre e potente zio il cardinale Branda da Castiglione. Egli studiò dapprima a Parma, presso lo Studio (dove strinse amicizia con il futuro giureconsulto e bibliofilo Ugolino Cantelli); in seguito, a Padova, nella scuola convitto di Gasparino Barzizza dove lo troviamo nel marzo 1417. Il C. infatti non aveva ottemperato a un ordine del duca di Milano, che imponeva a tutti gli allievi dello Studio parmense di trasferirsi a Pavia, preferendo completare la sua educazione sotto la guida del celebre umanista. Pur non nominandolo personalmente, il Barzizza accenna al C. in alcune sue lettere.
Conseguito il titolo di dottore in utroque iure, bruciò rapidamente le tappe della carriera (aveva ottenuto dal re dei Romani Sigismondo il possesso di Brescello [4 sett. 1412] ed era stato nominato canonico di Corbetta [1413] e di Milano [1414]: divenne protonotario apostolico e referendario (9 genn. 1422), cameriere del papa e preposto della chiesa di S. Sebastiano a Magdeburgo (24 luglio 1422). Nel 1424 fu nominato vescovo di Lisieux subentrando allo zio Branda che ne era amministratore. Postulato il 10 dic. 1423, il C. venne consacrato il 27 aprile dell'anno successivo e prestò giuramento a Rouen il 24 genn. 1425.
Durante il suo episcopato intervenne nel processo di Giovanna d'Arco, inviando ai giudici una lettera in cui l'accusava di eresia, definendo le sue apparizioni illusioni del demonio e menzogne per trarre in inganno gli ignoranti. Ma nonostante questo giudizio sfavorevole, del resto comprensibile da parte di un vescovo di una diocesi sotto giurisdizione inglese, il C. si dichiarò contro la sentenza di condanna a morte.
Il 29 genn. 1432 fu trasferito da papa Eugenio IV alla diocesi di Bayeux, in sostituzione del vescovo N. Habart. La scelta era dettata da motivi politici ed ebbe come conseguenza un lungo seguito di polemiche e contestazioni.
Come nipote del potente cardinale Branda il C. era infatti ben visto sia dal pontefice Martino V che da Enrico VI d'Inghilterra e perciò destinato al vescovato di Bayeux sin dal 29 genn. 1430,mentre il vescovo Habart era ancora in vita. Tuttavia alla morte di quest'ultimo si trovò di fronte ad altri tre candidati: il vescovo di Beauvais Pierre Cauchon, il canonico Jean d'Esquay sostenuto dal capitolo di Bayeux e dalla nazione normanna dell'università di Parigi, e Richard de Courcy, appoggiato da alcuni canonici. Dietro le diverse candidature si muovevano interessi contrastanti. Il C. era il candidato inglese, mentre il d'Esquay era strenuamente sostenuto dal duca Filippo di Borgogna, il quale, con l'appoggio di un vescovo a lui fedele, sperava di aumentare ancora di più la propria influenza. Preoccupati della sempre maggiore ingerenza del loro alleato borgognone, gli Inglesi avevano optato per la candidatura del C., il quale, oltre ad essere straniero e quindi non personalmente coinvolto, si raccomandava anche per l'importante posizione ricoperta fino ad allora alla Curia pontificia. A complicare ulteriormente la vicenda intervenne la morte di Martino V e l'elezione al soglio pontificio di Eugenio IV. Enrico VI decise dunque di inviare il C. a Roma per sondare l'atteggiamento del nuovo pontefice nei riguardi dell'Inghilterra e per caldeggiare la propria candidatura al seggio vescovile normanno. Dopo una breve sosta a Basilea nel settembre del 1431, dove da poco si era riunito il concilio, il C. giunse a Roma, dove ricevette un'ottima accoglienza: Eugenio IV non solo mostrò di voler proseguire la politica del suo predecessore, ma dichiarò la più grande compiacenza nei confronti dei desideri inglesi. A riprova di ciò il 29 genn. 1432 trasferì ufficialmente il C. a Bayeux, e comunicò l'avvenuta elezione al capitolo, al clero e ai fedeli di Bayeux, all'arcivescovo di Rouen e al re di Francia. Contemporaneamente elesse Pierre Cauchon a vescovo di Lisieux.
Il problema sembrava risolto, dal momento che anche Richard de Courcy aveva rinunciato alle sue pretese. Il d'Esquay, però, che nel frattempo era già stato regolarmente eletto dal capitolo di Bayeux il 10 dic. 1431, non volle sottostare alla decisione del pontefice e, forte dell'appoggio borgognone, portò la controversia davanti al concilio. Il C. fu dunque costretto a recarsi nuovamente a Basilea dove giunse nel giugno del 1432, dopo aver assistito il 6 maggio di quell'anno a Parma, in qualità di testimone all'atto con cui il re dei Romani Sigismondo creò il marchesato di Mantova in favore di Giovanni Francesco Gonzaga. L'11 luglio 1432 e il 21 agosto successivo il d'Esquay presentò il suo ricorso, sostenendo che la risoluzione papale contravveniva ai decreti del concilio di Costanza. Di fronte ad un caso così imbarazzante il concilio preferì affidare la controversia ad una commissione conciliare. La controversia fu risolta dopo due anni a favore del C. con l'intervento del capitolo di Bayeux, che, su pressione del duca di Bedford, il 18 giugno 1434 inviò al concilio una lettera nella quale si dichiarò soddisfatto del vescovo assegnato dal papa. Nel frattempo comunque il C. aveva già prestato giuramento nelle mani di Enrico VI (28 luglio 1432) e fin da allora la sua autorità vescovile doveva apparire indiscussa a tutti, anche agli stessi padri conciliari: quando infatti in concilio furono discussi alcuni abusi riguardanti la Chiesa di Bayeux si rivolsero a lui come vescovo legittimo della diocesi normanna.
Nel 1434 il C. si recò di nuovo a Basilea insieme al vescovo di Lisieux, come ambasciatore del re d'Inghilterra per i possessi francesi. In questo modo Enrico VI cercava di far riconoscere implicitamente la propria autorità sui territori occupati. L'iniziativa suscitò le più accese rimostranze della delegazione francese, che, già al solo annunzio della venuta dei due prelati, espresse, in pieno concilio, il suo dissenso molto rumorosamente. Invano gli emissari inglesi cercarono di attirare dalla loro parte i rappresentanti di altri paesi, facendo ricorso a manovre diplomatiche: quando il 27 dicembre il vescovo di Londra chiese udienza per i due ambasciatori fu interrotto dalla tumultuosa opposizione della parte francese, che si dichiarò disposta ad ascoltarli solo nella loro qualità di vescovi. Anche la risoluzione di questo difficile problema venne affidata ad una commissione, ma la missione inglese era di fatto fallita ed i due prelati abbandonarono ben presto Basilea.
Negli anni che seguirono il C. rimase ancora lontano dalla sua diocesi. Nel 1437 e nel 1438 assistette a Bologna ad alcuni atti promossi dal cardinale Branda a favore del collegio Castiglione fondato da quest'ultimo a Pavia. Continuò a partecipare al concilio e al momento dello scisma seguì la fazione favorevole al pontefice; così nel gennaio del 1438 si spostò nella città di Ferrara. A Firenze poi egli fu tra coloro che sottoscrissero la bolla di unione con la Chiesa greca (6 luglio 1439). Contemporaneamente il suo ruolo nella politica che il governo inglese andava svolgendo in Normandia era divenuto sempre più considerevole, tanto che il 29 maggio 1437 era stato nominato cancelliere dell'università di Caen. La ragione principale di questa scelta va ricercata nella funzione chiaramente antifrancese che la nuova fondazione veniva ad assumere: voluta da Enrico VI per rafforzare il predominio sulle terre occupate, era destinata a contrastare l'egemonia culturale di Parigi. Non mancarono comunque al C. l'appoggio del papa egualmente ostile all'università parigina e del potente zio, intermediario nelle trattative tra la S. Sede e la corte inglese. La bolla papale con i privilegi per la nuova università fu pubblicata nella chiesa di St. Pierre di Caen il 20 ott. 1439 nel corso di una solenne cerimonia alla quale presenziò anche il C., tornato definitivamente in Normandia.
Stabilitosi a Bayeux, il C. divenne ben presto, grazie alla fiducia e alla stima accordatagli dal sovrano inglese, uno dei personaggi più autorevoli del paese. Tra il 1440 e il 1441 si recò in Inghilterra e venne accolto alla corte con tutti gli onori. Al suo ritorno venne mandato da Enrico VI al re di Francia per trattare la pace; il 9 settembre dello stesso anno fu nominato segretario del re e il 20 genn. 1442 membro del Gran Consiglio con diritto ad una pensione annua di 1.000 libbre tornesi. Insieme con alte personalità normanne prese parte alla missione di pace inviata al re di Francia il 9 ottobre dello stesso anno e partecipò all'assemblea degli Stati Generali riuniti a Bayeux tra il dicembre 1442 e il gennaio 1443. Si adoperò con ogni sforzo per aiutare gli Inglesi a riconquistare Dieppe e Granville e in ricompensa delle spese da lui sostenute, il 5 febbr. 1443 il re gli fece assegnare 200 libbre tornesi.
Dal 27 marzo al 16 luglio 1443 accompagnò il duca di York in un viaggio attraverso la bassa Normandia per appurare e provvedere alle necessità del paese e il 18 agosto assistette agli Stati Generali di Normandia. Sempre con lo scopo di favorire la pace, partecipò il 10 giugno 1445 alla legazione inglese recatasi a Châlons per discutere sulla eventualità di un matrimonio tra il figlio del duca di York Edoardo e una delle figlie del re di Francia; nel settembre 1448 gli fu affidato l'incarico di ispezionare le città e le fortezze dei baliati di Alençon e del Cotentin. Grandissima stima godette anche nei suoi rapporti personali col sovrano inglese, che spesso si servì della sua autorità per impetrare favori al papa. In varie circostanze il re gli esprimeva la sua piena fiducia; e quando, subito dopo la morte del card. Branda (febbraio 1443), il C. venne a trovarsi in una situazione difficile (come si ricava da due lettere scritte dal suo segretario Rolando de Talentis ad Antonio Beccaria segretario del duca di Gloucester, ed a Thomas Greci) il re si affrettò a scrivere al pontefice ed a Filippo Maria Visconti per raccomandare il C. con parole di viva preoccupazione.
L'aspetto più rilevante della sua attività come vescovo è tuttavia l'interessamento mostrato per la drammatica condizione in cui versava la Normandia a causa della guerra: a questo proposito indirizzò alcune lettere al duca di Gloucester e ad altri principi per invitarli a prendere urgenti provvedimenti. Nella prima, scritta dal suo segretario de Talentis, che risale, presumibilmente al 1442-43, egli si rivolge al duca per ricordargli come sia dovere dei principi e dei re preservare i sudditi dalle miserie e dalle calamità, evocando con accenti di commossa partecipazione i soprusi che la popolazione era costretta quotidianamente a subire anche da parte degli stessi Inglesi che avrebbero invece dovuto difenderla. Nella seconda lettera, scritta anch'essa dal de Talentis dopo il settembre 1443 e prima del 28 maggio 1444, vengono rinnovate le lamentele e le esortazioni sullo stesso argomento. Contemporaneamente furono inviate altre due lettere, una al cardinal Kemp, vescovo di York e l'altra al duca di Orléans, per invitarli a intraprendere una azione di pace che ponesse fine alle miserie che travagliavano l'Europa e in particolare la Francia.
È forse da ricercare proprio nell'atteggiamento critico assunto verso il governo inglese, che nonostante i suoi avvertimenti non aveva apportato alcun miglioramento alla Normandia, il repentino ed inspiegabile passaggio del C. dalla parte dei Francesi. Non sappiamo con precisione quando si sia verificato questo cambiamento: certo è che nella primavera del 1449 era ancora fedele agli Inglesi (il 13 maggio consolò il duca di Somerset costernato per la perdita di Pont-de-l'Arche). Il 2 ottobre dello stesso anno il suo castello di Neuilly fu preso dai Francesi ed il 10 novembre egli si recò assieme ad altri prelati incontro a Carlo VII che faceva la sua entrata trionfale a Rouen. In seguito a questo suo tradimento, Mathieu Goth, il comandante inglese del castello di Bayeux, fece saccheggiare il palazzo episcopale. Il 25 maggio 1450 il C. prestò giuramento al nuovo sovrano. Su richiesta del re proclamò giorno di festa il 12 agosto in ricordo della resa di Cherbourg che segnò la cacciata definitiva degli Inglesi, spiegando il significato di questa cerimonia in un memoriale. Nel 1451 scrisse a Carlo VII esortandolo ad intraprendere la crociata contro gli infedeli (Parigi, Bibl. naz., ms. Lat. 3127,cc. 154v-157r).
Nient'altro si sa, a partire da questo momento, della sua vita, se non che nel 1456 partecipò a una processione per impetrare la fine di una pestilenza. Morì l'11 sett. 1459 nel suo castello di Neuilly e fu sepolto nel coro della cattedrale di Bayeux.
Definito da Vespasiano da Bisticci "uomo dottissimo",il C. ebbe anche una certa importanza nella diffusione della cultura umanistica contribuendo a far conoscere le opere di diversi autori italiani in Inghilterra, grazie alla sua amicizia col duca di Gloucester. La sua funzione consistette soprattutto nel mettere in contatto quest'ultimo con alcuni umanisti come Lapo da Castiglionchio il Giovane, Antonio Pacino da Todi, Pier Paolo Decembrio. Il Castiglionchio inviò al duca, su esortazione del C., la sua traduzione latina della Vita di Artaserse di Plutarco e un trattatello sull'arte della guerra da lui composto; il Pacino inviò a sua volta la traduzione della Vita di Mario di Plutarco; il Decembrio, poi, fece pervenire al duca la sua traduzione del quinto libro della Repubblica di Platone e parecchi volumi di autori classici, fra cui sicuramente opere di Columella, Apuleio, Varrone, Catone, L. Floro, Livio, Vitruvio, Festo, Pomponio Mela e Tolomeo. Lo stesso C. arricchì la biblioteca di Gloucester con manoscritti acquistati a Firenze, facendogli dono inoltre di un codice delle opere di Cicerone (Parigi, Bibl. naz., ms. Lat. 8537).
Oltre al codice sopraindicato, sono stati ritrovati altri tre manoscritti appartenuti al C.: l'Hamilton 648/1(Berlino Est, Deutsche Staatsbibliothek) contenente l'opera di Valerio Massimo Factorum et dictorum memorabilium libri IX; ilms. Lat. 5826, della Biblioteca nazionale di Parigi, che contiene il Liber de excellentibus ducibus exterarum gentium di Cornelio Nepote; e il Regin. lat. 1321 della Bibl. Apost. Vaticana, contenente traduzioni di Leonardo Bruni da Platone e da s. Basilio Magno e di Guarino Veronese da Plutarco, il De ingenuis moribus di Pier Paolo Vergerio e il De re uxoria di Francesco Barbaro. Quest'ultimo manoscritto venne asportato all'abate di S. Stefano di Caen durante il saccheggio del palazzo episcopale nel 1449e venduto; in seguito venne recuperato dal C. e donato a Thomas Le France, medico alla corte di Carlo VII.
Fonti e Bibl.: Parigi, Bibl. naz., Lat. 3127, cc. 154v-157r (la stessa lettera cit. è nel ms. Lat. 1757, cc. 53r-57v); ms. Lat. 17024, cc. 24r-28r; ms. Lat. 17026, c. 138; Concilia Rotomagensis provinciae, II, a cura di G. Bessin, Rotomagi 1717, p. 477; Proceedings and ordinances of the Privy Council of England, V, a cura di H. Nicolas, London 1835, p. 212; Procès de condamnation et réhabilitation de Jeanne d'Arc…, I,a cura di J. Quicherat, Paris 1841, pp. 365 ss.; Th. Basin, Histoire des règnes de Charles VII…,I, a cura di G. du Fresne de Beaucourt, Paris 1855, p. 203; IV, ibid. 1859, pp. 131 s., 151 s., 343 s.; Letters and Papers illustrative of the wars of the English in France…, a cura di J. Stevenson, I, London 1861, p. 84; II, ibid. 1864, ad Indicem;M. d'Escouchy, Chronique, I, a cura di G. du Fresne de Beaucourt, Paris 1863, pp. 231, 242; Official corresp. of Thomas Bekynton, I, a cura di G. Williams, London 1872, pp. 10, 14 s., 37, 59, 163 ss., 219; Monumenta Conciliorum generalium saec. XV. Concilium Basiliense. Scriptorum, II, a cura di E. Birk, Vindobonae 1873, pp. 29, 190, 202, 771; Regesta Imperii...,XI, Die Urkunden Kaiser Sigmunds, a cura di W. Altman, Innsbruck 1869, ad Indicem; Concilium Basiliense...,II, III, a cura di J. Haller; VIII, a cura di H. Dannenbauer-A. Hartmann-G.Pérouse-H. Wackemagel, Basel 1897-1936, ad Indices; Deutsche Reichstagsakten unter Kaiser Sigmund, a cura di H. Herre, in Deutsche Reichstagsakten, X, Gotha 1900, ad Indicem; Calendar of the entries in the Papal Registers…, X,a cura di J. A. Twemblew, London 1909, ad Indicem; Codice diplom. dell'Università di Pavia, II, a cura di R. Maiocchi, Pavia 1913, ad Indicem; Gallia Christiana, XI, Paris 1759, coll. 379-81, 793; J.Laffetay, Notice sur la vie et les écrits de Roland de Talents, in Bull. de la Soc. d'agric., sciences, arts et belles lettres de Bayeux, 1852-1855, pp. 41, 410-12; A. de Bourmont, La fondation de l'Université de Caen…, in Bull. de la Société des Antiquaires de Normandie, XII (1883), pp. 334 s., 375; G. du Fresne de Beaucourt, Hist. de Charles VII, IV-V,Paris 1888-1890, ad Indices; M.Borsa, Pier Candido Decembri...,in Archivio stor. lomb., XX (1893), pp. 57, 60 s., 65, 67; H. Denifle, La désolation des églises...,I, Mâcon, 1897, p. 525; E. Mathieu, Etude sur les évêques et la diocèse de Ba-veux...,in Position de thèses de l'Ecole nat. des chartes, Nogent-le-Rotrou 1943, ad Ind.;E. Garin, Ricerche sulle traduz. di Platone..., in Medioevo e Rinascimento, I, Firenze 1955, pp. 349 s.; Id., La cultura milanese...,in Storia di Milano, VI, Milano 1955, p. 607; R. Weiss, Humanism in England…, Oxford 1957, pp. 40, 47, 49-53; V. Zaccaria, Pier Candido Decembrio traduttore della Repubblica di Platone, in Italia mediev. e uman.,II, (1959), pp. 182 s., 186, 188; T. Foffano, Umanisti ital. in Normandia, in Rinascimento, IV(1964), pp. 10-22; Id., Tra Padova, Parma e Pavia: appunti su tre allievi di Gasparino Barzizza, in Quaderni per la storia dell'Università di Padova, II (1969), pp. 31-33, 35-51; C. Eubel, Hierarchia catholica...,I, Monasterii 1913, pp. 304; II, ibid. 1914, p. 101; B. Katterbach, Referendarii utriusque signaturae..., Città del Vaticano 1931, ad Ind.; Dictionnaire d'Histoire et de Géographie Ecclés.,XI, coll. 1447-1450.