BUGATTI (Bugatto), Zanetto (Zannetto, Zanneto, Zaneto)
Si ignorano la data e il luogo di nascita di questo pittore, di cui tuttavia non scarseggiano altri dati biografici. Le prime notizie risalgono al 1458: in quell'anno risulta già al servizio del duca di Milano, per incarico del quale aveva dipinto due barde (ricevette il pagamento il 18 agosto: Malaguzzi-Valeri, 1902, p. 125). Nello stesso anno è ricordato negli Annali della Fabbrica del Duomo per la composizione dei trionfi allestiti il 10 ottobre alle porte della chiesa. La sua attività di ritrattista ufficiale della corte sforzesca doveva già essere avviata nel 1460, come risulta dalla lettera di Francesco Sforza a Bianca Maria, in cui il duca dispone di far ritrarre dal B. la figlia Ippolita. Nello stesso anno viene inviato a Bruxelles per un viaggio d'istruzione, accompagnato da una lettera della duchessa, nella quale il pittore è detto "adolescentem", si parla del suo "singulare Ingenium circa depingendi artem" e si accenna alla benevolenza di Bianca Maria nei suoi confronti ("non mediocriter carum habemus"). Dopo essere stato nella bottega di Rogier van der Weyden (tale circostanza è attestata da una lettera di ringraziamento della duchessa a Rogier), il B. tornò a Milano nel 1463 (per tutti questi documenti si veda Malaguzzi-Valeri, 1902, pp. 126 s.); nel 1465 ebbe l'incarico, con Giacomo da Lodi, di fare una stima degli affreschi di Giacomo Vismara e degli Zavattari nel presbiterio di S. Vincenzo in Prato (Maiocchi, 1908). È di nuovo ricordato nelle carte sforzesche per aver compiuto un viaggio in Francia nel 1468, presso Luigi XI, dove aveva "retracta del naturale la Illustrissima Madama Bona de Savoja", su incarico di Galeazzo Maria Sforza (Caffi, 1876, p. 538). Probabilmente nella stessa occasione il re di Francia acquistò un ritratto di sua mano raffigurante Francesco Sforza e il figlio, di cui i documenti menzionano il pagamento (cfr. E. Müntz, La Renaissance en Italie et en France..., Paris 1885, p. 456). Le lettere ducali ricordano anche la sua attività di medaglista: nel 1470 forniva i disegni per le monete d'oro con i ritratti dei duchi poi eseguite da Maffeo da Civate; ancora nel 1473 il B. e Maffeo collaboravano per la realizzazione di dieci medaglie con l'effigie ducale (per la documentazione, con riferimenti alla bibl. precedente, v. Motta, 1916).
Tra le imprese di maggior respiro cui partecipò il B., i documenti menzionano gli affreschi di S. Maria delle Grazie presso Vigevano, che il pittore eseguì nel 1472 insieme con Bonifacio Bembo e Leonardo Ponzoni (Malaguzzi-Valeri, 1902, pp. 114 s., 130 s.; Maiocchi, 1937, p. 192 n. 873; cfr. anche Consoli); i lavori per S. Celso del 1473 (Caffi, 1888) e soprattutto quelli per la cappella ducale nel castello di Pavia dove il B. fu chiamato a dipingere con Bonifacio Bembo e il Foppa: i disegni per la gigantesca ancona delle Reliquie, ricca di più di duecento immagini di santi, venivano sottoposti al duca nel 1474 e si discuteva sul compenso da dare agli artisti (Maiocchi, 1937, pp. 214-218, passim).
Nel marzo del 1476 il B. doveva essere già morto, per quanto si ricava da una lettera del 9 marzo di quell'anno in cui il duca lo ricorda come "nostro pictore quale retraseva dal naturale in singulare perfectione" (Motta, 1884).
Conferma la sua morte il documento del 16 dic. 1476 (Maiocchi, 1937, p. 237 n. 1025) che cita gli affreschi lasciati incompiuti dal pittore nella chiesa di S. Giacomo presso Pavia, ai quali aveva lavorato con il Foppa, Costantino da Vaprio, Giacomo Vismara e Bonifacio Bembo; quest'ultimo rappresenterà i suoi figli ed eredi al momento della riscossione (Maiocchi, 1937, pp. 239 s.; cfr. anche pp. 231-33 n. 1009).
Dalla documentazione si deduce che morì in età non avanzata: era ancora in vita la madre Margherita, che si rivolgeva alla benevolenza del duca per aver ragione dei debitori del figlio (Malaguzzi-Valeri, 1902, p. 135).
Nonostante l'attività del B. sia così ampiamente documentata, non c'è alcun dipinto, allo stato attuale delle nostre conoscenze, che gli si possa con certezza riferire. Molti sono stati tuttavia i tentativi di ricostruirne la personalità pittorica: il Malaguzzi Valeri proponeva di ravvisarne la mano nei due ritratti di Francesco e Bianca Maria Sforza a Brera provenienti da Monza (ricondotti dalla critica successiva, Wittgens, 1936, al Bembo) e riferiva dubitativamente a lui o a Leonardo Ponzoni il trittico della parrocchiale di Casorate. Veniva poi avanzato da alcuni studiosi stranieri il suo nome per il trittico Sforza del Museo di Bruxelles, in cui la critica più recente riconosce invece un'opera di collaborazione tra Rogier van der Weyden e il giovane Memling. Il Nicodemi suggeriva la paternità del B. per il ritratto di Galeazzo Maria Sforza del Castello Sforzesco di Milano, proveniente dalla raccolta Trivulzio. Nessuna di queste attribuzioni ha però avuto seguito, essendo troppo labile il fondamento su cui ciascuna di esse si basava. Le proposte criticamente più valide sono invece quella del Salmi a proposito del Ritratto d'uomo del Castello Sforzesco e quella, avanzata con molta cautela dal Bologna (1954 e 1957) e condivisa dallo Zeri, di avvicinare al B. due dipinti di autore ignoto la cui situazione culturale appare prossima a quella dell'artista, quale risulta dai dati certi della sua formazione lombarda, con innesti fiamminghi e francesi. Si tratta del San Gerolamo dell'Accademia Carrara a Bergamo - trascrizione pressoché letterale, ma filtrata attraverso una cultura lombarda, del San Gerolamo a grisaille, probabilmente di mano del Memling, nel Trittico Sforza - e della Madonna Cagnola (fondazione Cagnola, Gazzada, Varese), databile non oltre il 1470 e rispondente a un'analoga diagnosi stilistica, sportello centrale di un polittico ricostruito dal Bologna e dallo Zeri con l'aggiunta rispettivamente dei cinque pannelli con figure di santi (Buenos Aires, coll. privata) e di due tavole del Museo di Toledo nell'Ohio (cfr., per la bibl., F. Mazzini). L'alta qualità di questi dipinti non sarebbe in contrasto con la grande stima di cui il B. godeva presso gli Sforza.
Fonti e Bibl.: M. Caffi, Creditori della duchessa Bianca Maria Sforza, in Arch. stor. lomb., III (1876), pp. 535, 538 s.; Annali della Fabbr. del Duomo, II, Milano 1877, pp. 184, 284; E. Motta, Morti in Milano dal 1452 al 1552, in Arch. stor. lomb., XVIII (1891), p. 258 (il 23 ag. 1485 moriva Bernardino, figlio del B.); G. L. Calvi, Notizie sulla vita e sulle opere dei principali archit., scultori e pittori, Milano 1865, II, pp. 191-196; M. Caffi, Il Castello di Pavia, in Arch. stor. lomb., III (1876), pp. 543-559; Id., Di altri antichi pittori milanesi poco noti,ibid., VIII (1881), pp. 55, 158; C. Canetta, Vicende edilizie del Castello di Milano,ibid., X (1883), p. 367; [E. Motta], Curiosità di storia italiana del secolo XV, in Bollettino storico della Svizzera ital., VI (1884), p. 79; A. Armand, Les médailleurs italiens des quinzième et seizième siècles, III, Paris 1887, pp. 11 s.; P. Ghinzoni, Trionfi e rappresentazioni in Milano, in Arch. stor. lomb., S. Celso in Milano,ibid., XV (1888), pp. 355 s.; F. Malaguzzi Valeri, Pittori lombardi del Quattrocento, Milano 1902, pp. 114 s., 125-136, 144-149; P. Durrieu, Achat par le Roi de France Louis XI d'un tableau du peintre milanais Z. B., in La Chronique des arts, 1904, 28, pp. 231 s.; S. Reinach, Z. B., in Revue archéol., s. 4, IV (1904), pp. 421 s.; W. von Seidlitz, Encore Z. D., in La Chronique des arts..., 1905, 4, p. 27; R. Maiocchi, Di alcuni dipinti dei fratelli Zavattari e di Giacomo Vismara a S. Vincenzo in Prato di Milano, in Riv. di scienze stor., II (1908), pp. 21-25; F. Malaguzzi-Valeri, Maestri minori lombardi del Quattrocento,Z.B., in Rass. d'arte, XI (1911), pp. 193 ss.; J. A. Crowe-G. B. Cavalcaselle, A History of Painting in North Italy, London 1912, II, pp. 389 s.; F. Malaguzzi-Valeri, Ancora di Z. B. e de' suoi soci, in Rassegna d'arte, XII (1912), p. 48; G. Biscaro, Note di storia dell'arte e della coltura a Milano, in Arch. stor. lomb., XLI (1914), p. 92; A. Venturi, Storia dell'arte ital., VII, 4, Milano 1915, pp. s., 824, 828; E. Motta, Imedaglioni di Galeazzo Maria Sforza e di Bona di Savoia, in Riv. ital. di numism., XXIX (1916), pp. 235-248 (con bibl. prec.); F. Malaguzzi-Valeri, La corte di Lodovico il Moro, III, Milano 1917, pp. 358 s.; C. W. Pierce, The Sforza Triptych, in Art Studies, VI (1928), pp. 38-45; M. Salmi, Bernardino Butinone, in Dedalo, X (1929-30), pp. 354-356; G. Nicodemi, La biblioteca,gli arazzi e le opere d'arte passate dalla Trivulziana al Castello Sforzesco, in Emporium, LXI (1935), pp. 36 s.; F. Wittgens, Note ed aggiunte a Bonifacio Bembo, in Rivista d'arte, XVIII (1936), p. 366; R. Maiocchi, Codice diplomatico artist. di Pavia..., I, Pavia 1937 (cfr. R. Civriani, Indice del Codice…, Milano 1966, pp. 18 s.); C. Baroni-S. Samek Ludovici, La pittura lombarda del Quattrocento, Messina-Firenze 1952, passim;F. Bologna, Un "San Girolamo" lombardo del Quattrocento, in Paragone, V (1954), 49, pp. 45-50; F. Wittgens, La pittura lombarda nella seconda metà del Quattrocento, in Storia di Milano, VII, Milano 1956, p. 786; F. Bologna, Una Madonna lombarda del Quattrocento, in Paragone, VIII (1957), 93, pp. 3-11; F. Zeri, Un'aggiunta al problema della Madonna Cagnola,ibid., pp. 11-16; R. Longhi, in Arte lombarda dai Visconti agli Sforza (catal.), Milano 1958, p. XXXII; F. Mazzini, ibid., pp. 95 s.; P. Wescher, Z. B. e Roger van der Weyden, in The Art Quarterly, XXV(1962), pp. 209-213; L. Castelfranchi Vegas, I rapporti Italia-Fiandra, in Paragone, XVII (1966), 201, pp. 42-69; G. Consoli, Una nuova traccia per Z. B., in Artelombarda, XII (1967), pp. 150 s.; G. Mulazzani, Observations on the Sforza triptych, in The Burlington Magazine, CXIII(1971), pp. 252-253; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, XXXVI, p. 406 (sub voce Zanetto Bugatto).