ZAMBONO di Andrea
ZAMBONO di Andrea. – Figlio del drappiere Andrea e di una donna dal nome ignoto, nacque a Padova nella contrada di S. Nicolò, presumibilmente verso la metà degli anni Trenta del Duecento, poiché nel 1254 risulta essere stato membro del Maggior Consiglio cittadino (Hyde, 1985, p. 150 nota 35) e nel 1258 era sicuramente già notaio (Billanovich, 1976, p. 41 nota 123).
Riguardo alla famiglia di appartenenza, una tradizione avvalorata dalla testimonianza trecentesca del giudice-letterato Giovanni da Nono (Ciola, 1984-1985, p. XXX), che di Zambono si dichiarava epigono, lo accrediterebbe come esponente del casato Favafoschi. In effetti, secondo quanto rilevato a fine Ottocento da Luigi Padrin, un «Iohannes Bonus Favafusca», insieme al figlio Morasino, compare in una permuta padovana del 1168 (Codice diplomatico padovano..., a cura di A. Gloria, 1879) e, con il nome di «Zambonus Fava Fusca», tra coloro che giurarono il patto di alleanza tra Padova e Conegliano del 1180 (G.B. Verci, Storia degli Ecelini, 1779). Tuttavia, questa indicazione non ha trovato alcuna conferma, e anzi altri contemporanei del nostro, e cioè i poeti Lovato Lovati e Albertino Mussato, non indicano Zambono di Andrea se non con il patronimico: «satus Andrea», «iudicio Andreade», «Ad Iambonum de Andrea notarium» (Billanovich, 1976, p. 42 nota 131). Lo stesso vale per i figli notai di Zambono, le cui sottoscrizioni recano solamente l’indicazione del nome paterno e nessun riferimento al casato dei Favafoschi (Lupati de Lupatis..., a cura di [L. Padrin], 1887, pp. 83 s.). Analogamente, il notaio-umanista Sicco Polenton, nell’elogio che gli tributò lo chiamò semplicemente «Iohannes Bonus Andree filius» (F. Novati, Nuovi aneddoti..., 1922, p. 177 nota 2). Una seconda attribuzione familiare lo vorrebbe, sia pure con qualche esitazione, appartenente al casato di origine mantovana dei Bovetini (pp. 175-177). Questa congettura, tuttavia, è stata recisamente esclusa dalla critica moderna (Billanovich, 1976, p. 41; Monti, 1985 pp. 81, 93).
Va rilevato come il notariato connotasse in maniera decisa la famiglia di Zambono, come si desume dal fatto che due suoi fratelli e quattro figli esercitarono questa professione (Hyde, 1985, p. 150, con tav. genealogica). Si trattava di una famiglia della media società padovana, emersa presumibilmente nei decenni centrali del XIII secolo e adusa a frequentare le alte sfere della burocrazia comunale.
Zambono di Andrea infatti fu notaio dapprima presso l’ufficio comunale del Sigillo, poi nella «familia di notai in gran parte veronesi del vescovo di Padova» (Billanovich, 1958, p. 162 nota 6). Rilevanti sono gli atti da lui rogati nella sua funzione di notaio del Comune: tra gli altri, la disposizione di invio nel 1264 di ambasciatori a Vicenza, e, nel 1266, il patto tra Padova e Treviso (Lupati de Lupatis..., cit., p. 53; G.B. Verci, Storia della Marca Trevigiana e Veronese, 1786; Bortolami, 2015). Nel 1289 presenziò, insieme al giudice Lovato Lovati, alla spartizione tra i figli del patrimonio di Giacomino Papafava da Carrara (Collodo, 1990b, p. 162). Fu tra i presenti, insieme al figlio Andrea, anch’esso notaio, alla solenne stipula della permuta tra il Comune di Padova e l’abbazia polesana della Vangadizza il 30 ottobre del 1298 (La permuta..., a cura di M. Dorin, 2006). Nel 1303 fece parte della commissione arbitrale incaricata di negoziare con Venezia la ricostruzione delle palate sul fiume Seuco, dopo la guerra delle saline (Lupati de Lupatis..., cit., p. 54).
Più tardi, nel suo ruolo di notaio del Comune sembrerebbe essere stato affiancato (o forse sostituito) dal figlio Virgilio, che figura come uno dei funzionari comunali assegnati al disco dell’Orso tra il 1304 e il 1305 (Il «Liber»..., a cura di G. Carraro, 1997).
Zambono è soprattutto noto in quanto autore di un poemetto sulle famiglie padovane, di cui però possediamo solo una quarantina di versi grazie alle citazioni contenute nel De generatione aliquorum civium urbis Padue di Giovanni da Nono, autore distanziato da Zambono di una generazione circa.
Secondo la testimonianza cinquecentesca di Bernardino Scardeone, egli avrebbe poi composto anche un testo in prosa «de patria ab urbe condita» (Scardeonii, 1560, p. 235).
Quest’ultimo testo, completamente perduto, fu erroneamente identificato a partire dal 1627 con un’altra ‘cronachetta’ trecentesca in prosa a tema genealogico (Collodo, 1990a, pp. 74-89; Billanovich, 1976, p. 42). In realtà, già il nobile erudito Giovanni Francesco Capodilista nel 1434 era in grado di distinguere l’autore della cronachetta (poi identificato da Giovanni Fabris come pseudo-Favafoschi; Fabris, 1929-1930), a suo parere un annalista membro del casato dei Vitaliani (ma per la confutazione di questa ipotesi v. Collodo, 1990a, pp. 77-82), da Zambono, definito «poeta et ystoriographus», accreditando però erroneamente quest’ultimo ancora una volta al ceppo dei Favafoschi (Billanovich, 1976, p. 43 nota 133; V. Lazzarini, Un antico elenco..., 1969, p. 288). Ricerche molto approfondite condotte da Silvana Collodo (1990a), nell’escludere la paternità zamboniana alla cronachetta, sono giunte alla conclusione che allo stato delle conoscenze è impossibile determinarne l’autore e dunque l’opera resta anonima (p. 89).
Di Zambono è nota ancora la presenza nella silloge di carmi raccolta dall’abate Luigi Padrin nel 1887 da un manoscritto della Biblioteca Marciana di Venezia (Mss. lat., cl. XIV, 223), ripubblicato da Francesco Novati sulla base di un codice di Leida (Bibliotheek der Rijksuniversiteit, B.P.L., 8) con piccole varianti e aggiunte. In particolare, i carmi I-XII di questa raccolta, conosciuti sotto il titolo complessivo di De prole (titolo non presente nei codici), sono dedicati a una disputa in esametri tra Lovato Lovati e Albertino Mussato (indicati dal senhal del Lupo e dell’Asino) sul tema se sia desiderabile avere figli, oppure no. A giudicare la quaestio viene chiamato proprio Zambono (il cui senhal è il Bue), il quale nel carme XI, che dovrebbe quindi potergli essere riconosciuto, dà ragione al Lupo, sostenitore della non desiderabilità della prole (Billanovich, 1976, p. 44; Witt, 2005, p. 109). Nel carme XII, poi, lo stesso Zambono, su richiesta di Mussato che non aveva accettato la sentenza, si rivolge a Benvenuto Campesani perché pronunci un verdetto definitivo, che però non ci è giunto (Monti, 1985, p. 71; Witt, 2005, pp. 109-111).
La raccolta curata da Padrin ci dà anche conto del rispetto nutrito da Albertino Mussato per Zambono. Nei carmi L-LI e LIII-LV, infatti, il poeta, esule a Venezia, saputo della pace tra Padova e Cangrande Della Scala del 4 ottobre 1314, scrisse a Mussato per manifestargli la sua gioia e la sua speranza del ritorno a Padova; Albertino gli rispose definendolo «o alios inter semper venerande magister / dogma iuventutis consiliumque mee» (C. Cipolla - F. Pellegrini, Poesie minori..., 1902, pp. 32-35; Billanovich, 1976, p. 53; Witt, 2005, p. 166). Ancora, nell’epistola V di Mussato, dedicata alla discesa in Italia di Enrico VII e indirizzata proprio a Zambono, questi è definito «pater, ingenii fons et mens una moderni» (J.F. Chevalier, Les “Épîtres métriques...”, 2012).
Nei testi di Zambono sono stati individuati rimandi a Orazio, Tibullo, Properzio, Marziale, Stazio (Billanovich, 1958, pp. 201, 212, 228, 237, 243). Ben a ragione dunque Zambono è annoverato tra i preumanisti padovani, ovvero quel cenacolo di anticipatori della riscoperta degli autori classici che operò a Padova tra la seconda metà del Duecento e i primi decenni del Trecento, le cui figure più insigni furono il giudice Lovato Lovati e soprattutto il notaio-poeta Albertino Mussato.
Zambono dettò il suo testamento a Venezia, nella sua casa di abitazione in contrada di S. Basso il 15 ottobre del 1315 (Lupati de Lupatis..., cit., p. 82). In esso il poeta dispose di essere sepolto presso i frati predicatori di Venezia. Nella capitale lagunare si era rifugiato, avendo sostato forse a Vicenza e a Treviso, insieme ai figli Andrea, Filippo e Virgilio, dopo essere stato allontanato da Padova a causa di un «crimen» commesso da Virgilio mentre stava svolgendo un impegno militare (Lombardo, 2018, p. 693).
Morì per l’appunto a Venezia entro il 7 aprile 1316, data dalla quale comincia a essere indicato nella documentazione come quondam (Lupati de Lupatis..., cit., p. 55).
Fonti e Bibl.: G.B. Verci, Storia degli Ecelini, III, Codice diplomatico eceliniano, Bassano 1779, p. 78, doc. XLIII; Id., Storia della Marca Trevigiana e Veronese, II, Venezia 1786, p. 77, docc. 137 s.; Codice diplomatico padovano dall’anno 1101 alla pace di Costanza (25 giugno 1183), a cura di A. Gloria, I, Venezia 1879, p. 163 nota 920; Lupati de Lupatis, Bovetini de Bovetinis, Albertini Mussati necnon Jamboni Andreae de Favafuschis carmina quaedam: ex codice veneto nunc primum edita, a cura di [L. Padrin], Padova 1887; C. Cipolla - F. Pellegrini, Poesie minori riguardanti gli Scaligeri, in Bullettino dell’Istituto storico italiano, XXIV (1902), pp. 7-206; F. Novati, Nuovi aneddoti sul cenacolo letterario padovano del primissimo Trecento, in Scritti storici in memoria di Giovanni Monticolo, Venezia 1922, pp. 167-192; V. Lazzarini, Un antico elenco di fonti storiche padovane, in Scritti di paleografia e diplomatica, Padova 1969, pp. 284-298; R. Ciola, Il “De generatione” di Giovanni da Nono. Edizione critica e fortuna, tesi di laurea, Università degli studi di Padova, a.a. 1984-85; Il «Liber» di S. Agata di Padova (1304), a cura di G. Carraro, Padova 1997, pp. 3 s., 7, 153; La permuta tra l’abbazia della Vangadizza e il Comune di Padova del 1298. Testo, storia e storiografia di un documento ritrovato, I, Il documento, a cura di M. Dorin, Padova 2006, p. 30; J.F. Chevalier, Les “Épîtres métriques” d’Albertino Mussato (1261-1329): une autobiographie politique? in La lyre et la pourpre. Poésie latine et politique de l’Antiquité tardive à la Renaissance, a cura di N. Catellani-Dufrêne - M.J.L. Perrin, Rennes 2012, pp. 281-295 (in partic. pp. 293-295).
B. Scardeonii De antiquitate urbis Patavii et claris civibus Patavinis libri tres, Basileae 1560; G. Fabris, Dalla chiesa di Santa Maria alla basilica antoniana, in Il Santo, II (1929-1930), 3, pp. 218-241; E. Bolisani, Bovetino dei Bovetini e Giambono di Andrea, in Gazzetta del Veneto, 6 gennaio 1954; G. Billanovich, «Veterum vestigia vatum» nei carmi dei preumanisti padovani. Lovato Lovati, Z. di A., Albertino Mussato e Lucrezio, Catullo, Orazio (Carmina), Tibullo, Properzio, Ovidio (Ibis), Marziale, Stazio (Silvae), in Italia medioevale e umanistica, I (1958), pp. 155-243; G. Crismani, La cronaca padovana attribuita a Z. di A. dei Favafoschi, tesi di laurea, Università degli studi di Padova, a.a. 1972-73; G. Billanovich, Il preumanesimo padovano, in Storia della cultura veneta, II, Il Trecento, Vicenza 1976, pp. 19-110 (in partic. pp. 41-49); E. Cecchini, La «Questio de prole»: problemi di trasmissione e struttura, in Italia medioevale e umanistica, XXVIII (1985), pp. 97-105; J.K. Hyde, Padova nell’età di Dante. Storia sociale di una città-stato italiana, Trieste 1985, p. 150; C.M. Monti, Per la fortuna della «Quaestio de prole»: i manoscritti, in Italia medioevale e umanistica, XXVIII (1985), pp. 71-95; S. Collodo, Genealogia e politica in una anonima cronachetta del primo Trecento, in Ead., Una società in trasformazione. Padova tra XI e XV secolo, Padova 1990a, pp. 35-98; Ead., Un intellettuale del basso medioevo: il giudice-umanista Lovato di Rolando, ibid., 1990b, pp. 157-168; R.G. Witt, Sulle tracce degli antichi. Padova, Firenze e le origini dell’umanesimo, Roma 2005 (in partic. pp. 109-115); S. Bortolami, Acque, mulini e folloni nella formazione del paesaggio urbano medievale (secoli XI-XIV): l’esempio di Padova, in Urbs antiquissima et clara. Studi su Padova nell’età comunale, a cura di M. Bolzonella, Padova 2015, pp. 256-313 (in partic. p. 306); L. Lombardo, «Exul ad externas ultro se contulit oras». Esilio e memoria classica nelle Epistole metriche di Albertino Mussato, in Epistolari dal Due al Seicento: modelli, questioni ecdotiche, edizioni, cantieri aperti, a cura di C. Berra et al., Milano 2018, pp. 685-719 (in partic. pp. 692 s. nota 12); Quaestio de prole, in MIRABILE, http://www.mirabileweb.it/ title/quaestio-de-prole-title/190128 (16 agosto 2020).